Il nostro appuntamento settimanale con i fantasmi giapponesi ci porta oggi a parlare di uno Yūrei (fantasma, appunto, in giapponese) con una storia davvero interessante che potremo percorrere in una piacevole passeggiata qui a Kyōto: parliamo del Kosodate Yūrei.
Il nome di questo Yūrei è in parte composto: la prima "parola", infatti, Kosodate, è in realtà una piccola frase.
子育て (ko sodate) si forma dal kanji di bambino 子 (ko) e dal verbo 育てるche significa allevare, far crescere: parliamo, quindi, di allevare un bambino.
Spesso lo Yūrei in questione vien semplicemente chiamato Kosodate Yūrei ma il suo nome completo sarebbe Kosodate Ame Yūrei, dove la parola 飴 (ame) vuol dire caramelle.
Un nome piuttosto bizzarro, quindi: un fantasma che cresce un bambino con le caramelle.
Vediamo di scoprirne la storia...
A Kyōto, c'è un piccolo negozio che si chiama "Minatoya Yūrei Kosodate Ame Honpo", ovvero, letteralmente, il "negozio (indica negozio principale, non succursale, dove viene prodotta la merce in vendita) di caramelle Minato (nome del negozio, probabilmente cognome di uno dei primi proprietari... potrebbe significare "porto", nel senso di luogo di attracco di barche e navi, ma più probabilmente è semplicemente privo di reale significato) del fantasma che alleva bambini".
Si dice che sia un negozio antichissimo, con alcune leggende che lo vogliono come la seconda attività commerciale diretta (oggi negozio ma originariamente ristorante) più antica oggi ancora attiva in città, con più di 450 anni alle spalle.
I proprietari del negozio non vantano tale storia ma, a chiederglielo, non la smentiscono: si limitano a sorridere.
Ebbene, la nostra storia inizia proprio in questo negozio.
Di questa storia, si raccontano varie versioni che differiscono davvero di poco, soprattutto per ciò che riguarda il concetto centrale.
Vediamone assieme alcune.
Era stata una giornata come tante altre, per il piccolo ristorante.
Appena tramontato il sole, il proprietario sentì bussare alla porta: aprendo, vide che si trattava di una donna, dall'aspetto emaciato come chi ha molto faticato e sofferto.
La donna se ne stava in piedi con un kimono molto sporco, come se fosse rotolata nel fango, ma con un haori (una specie di giacca che si usa per coprire il kimono) che rifletteva uno status sociale benestante.
Teneva in mano una moneta da 1 mon (antica moneta giapponese, parliamo del periodo che va tra il 1300 e il 1800) e chiese se poteva comprare del cibo.
Il proprietario guardò la moneta (parliamo di qualcosa di davvero scarso valore commerciale) e rispose alla donna che tutto quel che poteva darle per 1 mon era giusto una caramella.
La donna accettò e scambiò la sua moneta per una caramella.
La notte seguente, appena calato il sole, tornò di nuovo alla porta del ristorante.
Il proprietario si meravigliò del suo stato, poiché poteva immaginare che la sera prima la donna avesse avuto un incidente, ma questa era la seconda volta che la vedeva ed era ancora in condizioni pietose.
Provò a chiedere alla donna da dove venisse, ma questa rispose solo che voleva comprare del cibo e che aveva solo una moneta da 1 mon.
Comparve per un totale di sei notti, sempre vestita allo stesso modo, sempre affaticata e sempre chiedendo del cibo e pagando con una moneta da 1 mon.
Ed era proprio alla sua sesta visita che, mentre il proprietario andava a posare la moneta guadagnata assieme al resto degli incassi del ristorante, che si accorse che la moneta appena ricevuta, e che ancora stringeva in mano, si erano trasformate in foglie... e, nel gruzzolo degli incassi, spiccavano altre cinque foglie, identiche per tipo.
Subito sospettò che le altre cinque monete ricevute nelle scorse notti dalla strana donna fossero ciò che ora apparivano essere in tutto e per tutto comuni foglie, così corse in strada per capire cosa stava accadendo.
Cercò la donna e la trovò con poca difficoltà, visto che questa stava camminando lentamente, senza guardarsi neppure attorno ma stringendo a sé e dando tutta la sua attenzione alla caramella ricevuta, come se questa fosse un tesoro.
Il proprietario del ristorante la vide inoltrarsi nei territori del Tempio Buddhista Kōdaiji e la seguì: quando anch'egli raggiunse il Tempio, la donna si era diretta verso la zona delle sepolture (abbiamo spesso detto che in Giappone i cimiteri non sono luoghi di sepoltura, bensì memoriali... ed è assolutamente vero. Tuttavia bisogna considerare che, nel caso di famiglie che potevano permetterselo, piuttosto che gettare i corpi dei loro amati giù per dirupi montani o bruciarli in pire di massa, chiedevano ai monaci di conservare il corpo del defunto... in maniera non dissimile ad una sepoltura o, più precisamente, una tumulazione).
La raggiunse giusto in tempo per vederla sparire sotto terra!
Incredulo si avvicinò al piccolo tumulo commemorativo... mentre nell'aria echeggiava il pianto di un neonato.
Il proprietario del ristorante, dapprima non riuscì a capire da dove venisse quel pianto, fino a quando, finalmente giunto al monumento commemorativo dove la donna sembrava esser sparita, si rese conto che veniva proprio da quel punto ma... da sotto terra: il monumento, lesse, riportava la morte di una giovane donna incinta.
Il proprietario del ristorante, quindi, gridò a gran voce per chiedere aiuto e assieme ai monaci del Tempio, subito accorsi sentendo quelle grida, scavarono per riportare alla luce ciò che il monumento onorava: trovarono il corpo, deceduto, di una donna che stringeva a sé un neonato... vivo!
E il neonato teneva tra le manine... gli involucri di sei caramelle!
Il proprietario del negozio, che era sposato, portò il bambino nella sua famiglia e lo allevò con amore e devozione: il bambino, quindi, crebbe e divenne un monaco dello stesso Tempio Kōdaiji.
Prima di saltare alle (si, abbastanza ovvie, ma... aspetta, abbiamo ancora qualcosina da scoprire) conclusioni, diamo uno sguardo ad un'altra versione della storia.
Ci troviamo sempre nello stesso ristorante e già la donna è apparsa per sei notti, pagando con la sua solita moneta da 1 mon.
Giunge, però, la settima notte e, appena passato il tramonto, il proprietario sentì bussare alla porta: non se ne stupì, anzi aprì, aspettandosi la solita storia.
E la donna, difatti, era ancora là, sempre sporca di fango e sempre stanca, come era apparsa nelle sei notti precedenti.
E anche questa volta, la donna chiese del cibo ma, a differenza delle altre notti, questa volta disse che aveva finito le monete ma che, se il proprietario avesse accettato, avrebbe pagato dando in cambio di cibo il suo haori.
Questo haori aveva sempre stupito il proprietario, poiché era di buona fattura, anche se sporco: assieme al kimono, dimostrava che la donna non doveva esser così povera da esser costretta alla fame... eppure...
L'uomo accettò, diede la solita caramella (e qui, mia piccola nota personale... cioè, hai appena ricevuto un indumento, anche di buona fattura... va bene che è sporco, ma comunque parliamo di qualcosa di valore... e in cambio dai una sola caramella, come quando ti pagava con 1 mon?) e la donna si allontanò nella notte.
Giunse il giorno dopo, e il proprietario aveva fatto lavare l'haori e si apprestava a metterlo a stendere, giusto fuori dal ristorante, perché si asciugasse.
In quel momento, il caso volle che un ricco uomo della città passasse proprio da quelle parti... e questi, quando vide l'haori, non poté fare a meno di andare a discuterne col proprietario.
"Dove ha preso questo haori?", sbottò il ricco uomo.
"L'ho ricevuto in pagamento ieri notte", rispose seccato il proprietario del ristorante.
"Non è possibile", continuò il ricco uomo, "io riconosco questo haori: è l'haori con cui ho seppellito la mia povera figlia incinta!"
Così, il proprietario del ristorante raccontò ciò che gli stava accadendo nelle ultime notti e i due furono molto sorpresi poiché la descrizione della donna corrispondeva a quella della figlia defunta del ricco uomo.
I due compresero che qualcosa non andava, così si precipitarono a controllare il cimitero dove era stata seppellita la figlia del ricco uomo, e lì sentirono quindi il pianto del neonato venire da sotto terra.
Il padre, affranto, disse allora: "quando ella morì, eravamo tutti convinti che il bambino sarebbe morto con lei.
Ma invece è nato e lei è diventata un fantasma per allevarlo e con le monete che le abbiamo dato durante la sepoltura, ha comprato da mangiare".
Anche in questo caso, comunque, alla fine fu il proprietario del ristorante a decidere di prendere il bambino e prendersene cura, affidando la sua crescita al Tempio per gli insegnamenti e così questi divenne poi un monaco.
Ecco, le differenze tra le varie versioni sono di questo genere, con, ad esempio, i monaci del Tempio che prendono il bambino per crescerlo tra loro piuttosto che averlo in cura come insegnanti, ecc
In ogni caso il concetto rimane sempre lo stesso, a prescindere dalle varianti: il bambino viene ritrovato, viene salvato e in qualche modo diventerà un monaco, nato in una tomba e allevato nei suoi primi momenti di vita da una madre fantasma che compra caramelle usando sei monete da 1 mon.
Ora, passiamo alle curiosità che ti avevo promesso...
Ad esempio, non è un caso che si parli proprio del Tempio Kōdaiji, piuttosto che di uno qualsiasi dei vari Templi presenti nella zona (alcuni perfino più vicini o più "attinenti", visto che il Kōdaiji non è propriamente noto per le sue sepolture, anzi...).
La scelta, con tutta probabilità, è caduta proprio su questo Tempio perché la parola Kōdaiji (高台寺) assomiglia alla frase "ko ha daiji" (si legge "ko wa daiji"), 子は大事, ovvero "i bambini sono preziosi/importanti".
Anche la scelta della moneta non è casuale: nel Buddhismo, 6 mon è il costo per attraversare il Fiume Sanzu, una volta morti, per dirigersi verso le Sale dei Giudici, dove verrà, appunto, giudicata la vita appena passata e verrà deciso quanto tempo l'anima dovrà passare negli Inferi (e in quale degli Inferi, visto che sono tanti e variegati) per potersi purificare del peso di ciò che di "sbagliato" si è commesso (qui il discorso, tra l'altro, sarebbe lungo e complesso, poiché non parliamo di veri e propri "peccati", bensì di quanto l'anima si sia lasciata ingannare da ciò che crediamo essere la realtà... più ci leghiamo a questo inganno e più l'anima fatica a liberarsi dal giogo del ciclo di morte e rinascita, gioco dal quale, se ci si libera, si ottiene l'illuminazione si procede oltre... questo molto in sintesi e semplificando enormemente) prima della prossima reincarnazione.
In ogni caso, questo ci spiega come la donna sia divenuta un fantasma, ovvero per scelta: non ha usato le monete per attraversare il fiume ma piuttosto ha deciso di tornare nel
mondo dei vivi e le ha usate per comprare da mangiare al figlio appena nato che si trovava col suo cadavere nel tumulo.
C'è poi una... piccola chicca: tra le varie versioni, di cui parlavamo, ce n'è una che dice che il bambino crebbe e divenne un monaco, come nelle altre versioni, ma non entrò a far parte della comunità del Kōdaiji, bensì sarebbe divenuto noto col nome monacale di Nisshin.
Nisshin Shōnin (Shōnin è un titolo onorifico monacale) è stato uno degli eredi della Scuola Buddhista di Nichiren: fu un uomo di grande importanza, nell'ambito della Religione Buddhista.
Egli ebbe base a Kyoto (fondando il Tempio Honryūji) e, casualità, è proprio colui che poi ordinò a successore il monaco Nichijitsu che avrebbe fondato il Tempio Ryūhonji.
Dico "casualità" perché proprio al Tempio Ryūhonji vi è un'antica tradizione di vendita di caramelle... e si racconta una versione di questa storia.
Le piccole differenze riguardano il ristorante, che non esiste, bensì si dice che la donna andasse a chiedere da mangiare direttamente al Tempio, pagando, come al solito, con le sue monete, mentre il luogo di ritrovamento del bambino, questa volta, non è un tumulo funerario bensì, visto che la donna, in questa variante, non è benestante, una volta finite le monete aveva pregato il monaco del Tempio che quella notte aveva risposto al di lei bussare, di darle comunque da mangiare, sebbene non avesse più da pagare.
All'inizio, il monaco si era rifiutato e l'aveva cacciata, ma poi se ne era pentito e aveva cercato la donna, fino a trovarla mentre si addentrava in una zona vicino a questo Tempio, nota per le sepolture della povera gente.
Qui aveva trovato il corpo della donna, morto e abbandonato tra gli alberi, da cui il bambino era comunque nato e se ne era preso cura.
Qui, quindi, il bambino diviene comunque un monaco, ma del Tempio Ryūhonji (ma non Nisshin o Nichijitsu, assolutamente).
Come è giunta oramai ad esser nostra usanza, anche questa storia l'abbiamo scoperta assieme, andando a visitare... a vivere i luoghi di questa
leggenda, e l'abbiamo fatto assieme!
Ringrazio, infatti, ancora gli avventurieri che mi accompagnano nelle nostre spedizioni nel mistero del Giappone, sempre presenti nelle nostre Dirette Streaming su Twitch.