Anche questa settimana, come tutti i giovedì (dalle ore 8 del mattino italiane), abbiamo fatto una lunga (due orette) passeggiata per Kyōto e dintorni in diretta streaming con gli amici su Twitch.
Beh, in realtà, più dintorni che Kyōto, questa volta, visto che siam stati tutto il tempo ad Arashiyama... e oltre ad aver incontrato un pizzaiolo italiano che ha qui il suo ristorante e aver constatato quanto piccola e deludente sia la "foresta di bambù"... anche questa volta siamo andati a caccia di mistero e sovrannaturale: questa volta si parla di Yūrei... ma non solo!
Oggi ci troviamo ad Arashiyama, una delle zone periferiche di Kyōto, oggi nota soprattutto per un "errore" di traduzione che ha reso il "boschetto di bambù" (in originale竹林o, chikurin, ovvero, appunto, "boschetto di bambù") in, addirittura, una "foresta", generando confusione (e, spesso, delusione) nei visitatori che si aspettano l'Amazzonia, finendosi, invece, per ritrovare strutturalmente in un'aiuola.
Un'aiuola assai gradevole, ma pur sempre un'aiuola.
Nella zona nord-ovest di quest'area, ritroviamo i deliziosi Templi Budhisti di Adashino Nenbutsuji e Otagi Nenbutsuji, nonché la strada storica Saga Torīmoto che nulla ha da invidiare (se non l'assensa di negozietti di calamite) ai panorami di Shirakawa-go, resi noti dai social networks.
Una zona molto bella da visitare, insomma... ma anche una zona con delle storie.
Storie non proprio piacevoli.
C'è chi pensa che queste storie siano state inventate e fatte girare dalla polizia locale: le strade di montagna sono pericolose, piene di curve e poco trafficate, per questo spesso i viaggiatori tendono a dar per scontato di non incontrare nessun altro veicolo... pensiero che sovente porta incidenti.
Allora, per infondere un certo timore che dovrebbe indurre a percorrere la strada in questione prestando maggiore attenzione, la polizia avrebbe usato queste storie di fantasmi, lasciandole circolare fino a che... non ne persero il controllo.
Elementi più bizzarri del dovuto, come ad esempio la "regola" del dover attendere, al semaforo, non il primo verde, bensì il secondo, prima di attraversare il tunnel di cui andremo a parlare, potrebbe essere una storpiatura di un semplice tentativo di impaurire i passanti, rendendoli così maggiormente attenti al semaforo... e quando la fantasia prende il sopravvento, dal prestare attenzione a passare solo col verde, magari anche non partire subito appena scattato... in un attimo si "esagera" e diventa rito: passare col secondo verde.
Alcuni, osservando i tempi di percorrenza (sui quali qualcosa di strano c'è... ma ne parleremo in seguito), hanno supposto che la storia del "secondo verde" possa esser stata inventata così com'è: se i veicoli percorrenti la strada in senso opposto rispettassero sempre la regola di attendere un secondo verde prima di partire, effettivamente, a causa della distanza, procedendo ad una velocità corretta, non si incontrerebbero mai all'interno del tunnel.
Altri non credono ad un fantomatico intricato piano degli agenti di polizia: non reputano plausibile tale fantasia nel creare storie e il successo con cui sarebbero riusciti a farle serpeggiare tra la gente fino a farle divenire vere e proprie leggende metropolitane.
Costoro ritengono, bensì, che queste si siano finite per creare spontaneamente, divenendo sempre più specifiche e bizzarre, man mano che il passaparola allontanava la storia dalla sua versione di origine (che rimane, comunque, sconosciuta) e che il motivo principale per cui il luogo che andremo a trattare ispira tale sentimento di sovrannaturale è da ricercarsi nella forma bizzarra del tunnel stesso.
Il Tunnel Kiyotaki è, attualmente, un passo montano artificiale, un comune tunnel tra le basse montagne che circondano Kyōto, mentre, in origine, era un tunnel costruito appositamente per una tratta ferroviaria che permetteva dalla città di raggiungere il Monte Atago, fermandosi specificatamente nei pressi del Santuario Shintoista Atago.
La forma bizzarra deriva dal motivo della sua creazione e di come si sia tentati di adattare al meglio possibile la necessità con un fattore di sicurezza e lo scopo della tratta ferroviaria è reso ancor maggiormente dalla presenza di tua Torī, propri del Santuario citato, posti rispettivamente di fronte ai due ingressi del tunnel.
Se già di per sé nella cultura giapponese, il passo montano è visto come un luogo dove la barriera tra i mondi fisici, vissuti dagli uomini, e spirituali, vissuti da tutto ciò che non si conosce, è più sottile, la stessa cosa vale anche per i ponti... e un tunnel ha decisamente l'aspetto di un ponte in un passo montano.
Come spesso accade, comunque, la nostra storia ha radici antiche, e quindi...
Tanto, tanto tempo fa...
Anticamente in quest'area si combatterono numerose battaglie: essendo una zona di confine tra le montagne che segnano sia il confine ma soprattutto la protezione per l'antica capitale, quando questa finiva sotto attacco, era spesso in zone come questa che si combattevano le prime e più aspre battaglie.
Non solo, trovandosi lontana dalla città, ma anche dalle rotte mercantili, questa fu una delle tre aree scelte come sōsōchi, ovvero terreno per le sepolture.
In realtà non parliamo di cimiteri (in generale, in Giappone, non si parla mai di cimiteri, al massimo potremmo discutere dei luoghi di commemorazione), quanto più di una sorta di fosse comuni: durante il periodo Heian, quando una persona povera moriva, spesso il suo corpo veniva lasciato direttamente lì dove si trovava o, nel caso che questo creasse "fastidi" (ad esempio una casa di cui si voleva prendere possesso o in mezzo ad una strada), lo si finiva semplicemente per spostare, gettandolo nei canaletti che si trovavano ai lati delle strade e che fungevano come una sorta di fogne a cielo aperto.
Avere dei corpi, anche in pieno centro città, che marcivano, non aiutava certo a mantenere un tenore di vita sano e questo spronò lo autorità al trovare una soluzione, soluzione che si concretizzò, appunto, nei sōsōchi: luoghi di sepoltura comune.
Nella speranza, inoltre, che l'usanza prendesse piede e divenisse magari anche partecipata direttamente dalla gente comune stessa, si iniziò a procedere con una sorta di corteo funebre che, ogni tot, recuperava questi corpi nel tragitto e li conduceva presso il luogo di sepoltura.
Come già anticipato, erano tre i sōsōchi più importanti: nella zona est, si trova quello che oggi è il "cimitero" (ricordo sempre che parliamo non di luoghi di sepoltura ma di commemorazione: non ci sono corpi sepolti, insomma, ma son da considerarsi più piccoli monumenti alla memoria di persone, famiglie, entità varie... aziende comprese!) del Tempio Buddhista Ootani Honbyō, che veniva chiamata Toribeno;
a nord si trova la zona che veniva chiamata chiamata Rendaino;
a ovest... ci troviamo ora noi, questa zona, qui ad Adashino.
Oggi, queste zone hanno trovato altri impieghi (la zona di Toribeno, in realtà, non è andata neanche "troppo distante"), ma il ricordo è perdurato, in alcuni casi, come questo, divenendo una vera e propria "fama"... tant'è che ci troviamo in una delle zone più tristemente famigerate a causa dell'alto numero di suicidi che continuano ad avvenire.
Un passato di sangue, un seguito di cortei funebri e fosse comuni, news sui giornali di suicidi tra questa fitta vegetazione... quale che sia la fonte, la prima "bocca ad aver parlato", non c'è decisamente da stupirsi se la gente pensa che questo sia uno die posti più infestati della zona di Kyōto, se non dell'intero Kansai.
L'epicentro di tutto questo sovrannaturale?
Il tunnel.
Ma quali sono i fenomeni paranormali che infestano l'area?
Sebbene tutta l'area sia nota per apparizioni e maledizioni varie (sagome di persone tra gli alberi, pianti di bambini nella notte, occhi che ti osservano dalla vegetazione, ecc ecc), il tunnel Kiyotaki è decisamente il fulcro dell'attività sovrannaturale locale, il protagonista della maggior parte delle storie e il punto su cui si concentrano la maggior parte dei testimoni (o presunti tali).
Una delle caratteristiche indubbiamente più inquietanti dell'attraversare questo tunnel è legata alla sua forma: stretto e lungo.
Oltre a stimolare gli istinti claustrofobici, questa caratteristica lo rende particolarmente fastidioso: qualora due auto dovessero incrociarsi al suo interno, sarebbe quasi impossibile manovrare comodamente e, con ogni probabilità, dopo un periodo fastidiosamente lungo da passare nelle tenebre, accecati dai fari del veicolo di fronte, l'unica soluzione finirebbe per essere quella che prevede che uno dei due veicoli torni a marcia indietro fino a riconquistare la luce.
L'ovvia pericolosità di un tunnel così stretto ha spinto al posizionamento di semafori (presso entrambi gli ingressi) e specchi retrovisori, ma il rischio di incidenti comunque permane (anche per i motivi citati all'inizio di questo articolo).
Sia quale sia la sua origine, fatto sta che la regola dell'attendere che scatti per la seconda volta il verde prima di entrare è parte del folclore locale, e si racconta che chi non segua questa regola... vada incontro ad una brutta fine.
Al si là del possibile incidente stradale, infatti, si dice che chi entra senza rispettare l'attesa prevista, sia condannato a sentire prima il grido di donna per poi, improvvisamente, trovarsi questa presenza femminile precipitarsi dal soffitto, schiantandosi sull'auto.
Oppure, c'è chi giura di aver visto una vecchia megera riflessa in uno degli specchi retrovisori che si trovano sulle pareti del tunnel.
Altri affermano che mentre percorrevano le tenebre, un numero imprecisato di mani sono apparse dal nulla e hanno iniziato a picchiare sui finestrini dell'auto.
Insomma, attraversare il tunnel senza rispettarne le regole sovrannaturali, quando non prta ad un incidente d'auto "convenzionale", spesso ha portato ad uno o più di questi eventi sovrannaturali spaventosi, eventi che hanno scatenato numerosi incidenti all'intero di questo tunnel, alcuni dei quali, purtroppo, mortali.
Tra le cose più inquietanti, poi, c'è che si racconta (con tanti di "testimoni") di persone venute fuori dal tunnel piangendo e gridando aiuto, dopo aver subito un incidente a causa di un evento paranormale, che, in seguito, avrebbero del tutto perso la ragione.
Il tutto per non aver voluto aspettare due minuti in più, che scattasse un semaforo.
In conclusione, c'è da dire una cosa, una che è stata notata perfino dai più scettici (o dai fortunati): anche qualora l'attraversare il tunnel non ti conduca ad incontri ravvicinati di tipo mistico horror, comunque un fenomeno bizzarro ci sarà.
Parliamo del tempo di percorrenza che, a quanto pare, differisce a seconda del verso di marcia...
Io inizierei a tenermi forte... perché se da un lato tutte queste esplorazioni, dopo l'obbligata reclusione causa Pandemia, mi stanno accendendo un numero smisurato di idee per nuovi libri, di certo non ho intenzione di accantonare questo piccolo progetto, queste nostre passeggiate piene di chiacchiere su tutto ciò che ci viene in mente, dalla storia alla cultura, dalle leggende metropolitane agli usi e costumi odierni... e penso che giovedì prossimo... sarà un giovedì da brivido!