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La Storia di Taira no Masakado

Torniamo a parlare di leggende metropolitane e storie dalle tinte horror giapponesi... d'altronde è giunta l'Estate, la stagione che, nella cultura giapponese, è associata con le storie d'orrore ed, in generale, con la paura.
La storia che vi racconto oggi potreste già averla "vista" sul mio Canale Twitch, visto che proprio pochi giorni fa vi ci ho portato e abbiam passeggiato assieme nella zona di Kyoto interessata.

Il Viottolo della Garza Medicamentale

Taira no Masakado è il Kami patrono di Tokyo ma sono in pochi coloro che hanno il coraggio di ammetterlo a voce alta.

La sua storia inizia nella regione del Kanto, ma l'evento più incredibile ha luogo durante la sua ultima, breve visita nell'antica Kyoto.

Taira no Masakado

Il 50esimo Imperatore del Giappone, Kanmu, ebbe molti figli.

Com'è ovvio, solo uno di questi ereditò il trono, mentre dai figli cadetti derivarono delle famiglie nobili: fu da una di queste discendenze che nacque il Clan Taira (chiamato, appunto, anche Kanmu Heishi).

Taira no Masakado è un membro di questo Clan e nasce intorno al 900 d.C.

Non si sa molto della nascita e della prima parte della vita di Masakado, se non che trascorse i primi anni nella Provincia di Shimōsa (attuale zona di Ibaraki).

Ci sono versioni che indicano Taira no Masakado come nato nel 903 d.C., ovvero nell'esatta data della morte di Sugawara no Michizane, uno dei 3 Grandi Onryō del Giappone, di cui anche Masakado entrerà a far parte... secondo questa leggenda, infatti, Masakado non sarebbe altro che la reincarnazione di Michizane.

Durante la giovinezza si trasferì a Heian (attuale Kyoto) per servire presso la Corte Imperiale e tentò di ottenere la carica di Kebīshi (una sorta di commissario di polizia), fallendo e finendo per tornarsene a mani vuote nella regione del Kanto.

Pare che Masakado covasse un forte risentimento verso l'Imperatore per non aver ottenuto il posto desiderato e questo continuo odio represso finisce per inasprirgli il carattere, tanto da renderlo iracondo e bellicoso, sebbene sapesse mantenere abbastanza autocontrollo da non attaccare mai per primo.

I suoi primi alterchi iniziano in famiglia: si disse che ebbe delle contese con uno zio paterno (Taira no Yoshikane) a causa di una donna: lo zio non avrebbe concesso in moglie sua figlia, dandola anzi in sposa ad un altro cugino e mandandola a vivere da lui (nel periodo Heian i matrimoni aristocratici seguivano una linea matriarcale per la quale la moglie rimaneva nella famiglia d'origine ed era il marito a trasferirsi dalla moglie, oppure a vivere separati con il marito che fa visita alla moglie ma comunque sempre nella casa familiare di lei), cosa che Masakado prese come un segno di affronto personale.

La scintilla, però, scattò quando un altro zio, Taira no Kunika, guida del Clan, provò con alcune manovre (matrimoni e trasferimenti di terre) a far ottenere ai suoi fratelli minori ciò che spettava alla famiglia di Masakado (o che questi credesse gli spettasse): nel 935 d.C. Masakado fu vittima di un'imboscata tesa da tre cugini in una zona chiama Nomoto (sempre a Ibaraki) ma non solo ne uscì vincitore, ma anzi uccise anche i tre assalitori.

Come abbiam già detto, non era così folle da attaccar briga, ma di certo era abbastanza tumultuoso da esplodere nel caso lo si istigasse... e questo fu il caso: per vendicarsi dell'attacco subito, diede alle fiamme le terre di Kunika, uccidendo molti della sua famiglia, compreso il capofamiglia stesso.

Venuto a sapere dell'accaduto, Taira no Yoshimasa (altro zio) tenterà di vendicare la morte di Kunika (molti di costoro erano legati tramite una serie di matrimoni combinati, quindi parliamo per lo più di associazioni politico-militari-economiche, non di una vera e propria famiglia... per quanto, il detto "parenti serpenti" evidentemente era decisamente in voga anche nel Giappone di 1.000 anni fa): Yoshimasa si salvò per miracolo, ma la sessantina di uomini che lo seguirono in battaglia nel villaggio di Kawawa (oggi Yachiyo, Ibaraki) vennero letteralmente massacrati.

A questo punto a Yoshimasa, umiliato, non rimane più niente e per non sprofondare nella perdita di potere, chiamò direttamente in causa Yoshikane, con cui già Masakado aveva avuto screzi (ricordi? La cugina data in sposa all'altro cugino...).

Yoshikane, nel frattempo, era divenuto vice-governatore della Provincia di Kazusa e, quindi, un uomo decisamente più potente di Masakado: Yoshikane e Yoshimasa, quindi, arruolarono un numero impressionante di uomini dalle loro terre.

A questi uomini si unì anche Sadamori, ovvero il figlio di Kunika, reso orfano proprio da Masakado.

E continuiamo a parlare di parenti, eh.

Finì in una serie di bagni di sangue, con Masakado che, nonostante fosse incredibilmente inferiore sia per numero di uomini che per addestramento ed equipaggiamento di questi, collezionò una vittoria dopo l'altra, fino a ritrovarsi ad inseguire gli assalitori nelle loro stesse terre.

Tutti questi massacri attirarono l'attenzione dell'Imperatore che, richiamò Masakado a giudizio presso la Corte Imperiale.

Ora, già Masakado non sopportava l'Imperatore da quando questi non gli aveva concesso il ruolo che credeva di meritare, in più si ritrova ad esser sotto processo come carnefice per essersi difeso dagli attacchi altrui... ok, si è difeso con una certa foga, ma comunque non era certo stato lui il primo ad andare a cercare la guerra... insomma, possiamo ben immaginare che i rapporti tra i due non stavano migliorando di certo.

Fu solo grazie all'intervento di Fujiwara no Tadahira (signore delle terre in cui Masakado viveva e quindi, tecnicamente, suo signore) che Masakado evitò di esser giustiziato e, grazie ad una amnistia generale che si ebbe l'anno successivo per festeggiare la maggiore età dell'Imperatore Suzaku, fu libero in breve di tornare nelle sue terre.

Le battaglie con Yoshikane, però, non sarebbero finite: questi aveva continuato ad assalire le genti di Masakado anche quando quest'ultimo era assente e continuò anche dopo il rientro del nostro uomo.

Gli attacchi erano, ovviamente, principalmente mirati a sradicare tutto il potere militare ed economico di Masakado, ma non senza una buona vena di vendetta personale: Yoshikane fece circolare dei ritratti dei genitori di Masakado in atti umilianti, dipingendoli come dei codardi e, durante uno dei tanti assalti, la moglie e il figlio primogenito di Masakado vennero presi prigionieri.

Fortunatamente per loro, però, il fratello della moglie di Masakado aveva un certo potere di convincimento presso Yoshikane e riuscì ad ottenere la liberazione della sorella e del nipote, che tornarono sani e salvi da Masakado.

Ovviamente questo non bastò a migliorare l'umore del protagonista di questa storia, anzi: le cose degenerarono fino a che, nel 939, Masakado perse del tutto la pazienza e guidò la sua intera armata contro Yoshikane e i suoi.

Il problema è che, si, stiamo parlando di liti tra parenti... ma nel caso di Masakado, stiamo anche parlando di aver assaltato la sede governativa del vicegovernatore della regione.

E già che l'Imperatore lo aveva richiamato una volta, figuriamoci se ha gradito questa seconda ondata di morte.

A Masakado non rimaneva molta scelta: o si lasciava ammazzare e accettava la distruzione della sua famiglia, o concludeva l'opera.

Scelse di concludere la sua cavalcata di sangue: gli storici chiameranno questa campagna col nome di rivolta Tengyō no Ran.

Vittorioso, Masakado prese il controllo delle Province di Hitachi, Shimotsuke e Kōzuke (pressappoco le attuali Prefetture di Ibaraki, Tochigi e Gunma) e si autoproclamò Shinnō, ovvero Nuovo Imperatore.

Così, tanto per gradire.

L'Imperatore, quello vero, invece, non gradisce per niente la cosa e lo dichiara fuorilegge, mettendo una taglia sulla sua testa: saranno Taira no Sadamori (il cui padre era nella lunga lista delle persone uccise da Masakado) e Fujiwara no Hidesato che riusciranno nell'intento, uccidendo e decapitando Taira no Masakado a Kojima (nei pressi della Prefettura di Chiba), nel 940.

Era prassi dell'epoca che, per fornire una prova dell'impresa compiuta, si presentasse la testa dello sconfitto: fu così che la testa di Masakado venne inviata a Kyoto.

Le cronache di quel periodo riportano "nuvole di mosche" che sembrano seguire il macabro dono.


Foto recenti scattate da me (probabilmente 2019)

Kōyaku no Zushi

Lo zushi è una sorta di viottolo, nella parlata di Kyoto, mentre il kōyaku è una speciale medicazione fatta con una benda al cui interno vengono impaccati i medicinali.

Un nome bizzarro per una stradina, ma la sua storia non è meno bizzarra del nome.

Quando la testa di Taira no Masakado giunse a Kyoto come dono per l'Imperatore, questi praticò la sarashikubi (da sarasu, esporre le vergogne... viene usato per dire esporre un segreto, rivelare malefatte... insomma non il nostro "esporre" di quando intendiamo esporre un quadro... e kubi che vuol dire tecnicamente collo, ma vien utilizzato in generale per intendere la testa), ovvero l'esposizione della testa del nemico su un palo.

In genere a Kyoto questa cosa veniva fatta sulle rive del Fiume Kamo (dove oggi ci sono le panchine per fare i picnic sotto i fiori di ciliegio e le coppiette fanno a romanticare nelle sere durante i fuochi d'artificio), di certo non in centro, in una zona della città così abitata e animata... per questo ci sono molti studiosi che dubitano della veridicità di questa storia.

Non perché la testa è volata via da sola, dopo esser stata seguita da nuvole di mosche demoniache... no, per la zona che sembra storicamente inappropriata.

Benissimo.

Comunque sia, che sia stata esposta in questa zona o meno, quel che è certo è che, poco tempo dopo, visto che le sciagure imperversavano in quel di Heian, un monaco giunse alla conclusione che Masakado, anche da morto, si stava continuando a vendicare di chi gli faceva torti.

Questo monaco era Kūya Jōnin.

Non parliamo di un monaco qualsiasi: Kūya meriterebbe un'articolo a sé... e magari arriverà, ma non è questo il giorno.

Per ora riassumiamo il personaggio (storicamente accertato) come un famoso monaco, inizialmente un "freelance" itinerante ma, a seguito della dimostrazione dei suoi poteri, ordinato alla scuola Tendai: tra i suoi miracoli abbiamo cure di vario tipo, epidemie debellate e, tra le altre varie cose sovrannaturali, anche l'aver aperto dei "portali" verso la Terra Pura del Buddha per farci arrivare i cadaveri abbandonati dei senza nome morti durante le guerre del periodo.

Ecco, questo Kūya edificò un dōjō (non nel senso di palestra di arti marziali ma un luogo dove egli insegnava il Buddhismo alla gente del quartiere) dedicato specificatamente a commemorare Taira no Masakado, di modo da placarne l'ira e far cessare la pletora di disgrazie che questo potente spirito stava scatenando sulla zona.

Il dōjō si chiamava Kūyakuyō, ovvero il luogo di servizio commemorazione dei defunti di Kūya, ma col tempo la parola ha finito per esser storpiata in Kōyaku (garza medicamentale) per semplice assonanza... e ancor oggi, la stradina, vien chiamata così: Kōyaku no Zushi (viottolo).

Una leggenda locale dice che se vieni qui ed esprimi 3 volte un tuo grande desiderio, questi si avvererà ma dovrai pagare un prezzo molto alto (a volte proporzionato, altre volte più elevato rispetto al "premio").

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Il viaggio della Testa di Taira no Masakado

Quale che sia stato il luogo della macabra esposizione, la leggenda prosegue: la testa di Taira no Masakado, misteriosamente, scomparve.

Riapparirà, non si sa bene come (gli abitanti di Kyoto affermano che, arrabbiata, non trovando il suo stesso corpo, si sia semplicemente messa a rotolare per cercarlo, finendo nel fiume), sulle rive dell'oceano, ai confini del piccolo villaggio di pescatori di nome Shibasaki.

Villaggio che sarebbe divenuto Edo e quindi Tokyo.

In ogni caso, gli abitanti del luogo credono che la testa appartenga ad un povero sventurato morto in mare e così la seppelliscono, costruendoci un tumulo.

E quel tumulo è ancora lì, da più di 1.000 anni.

Lo si può visitare semplicemente andando alla Stazione di Tokyo e imboccando il labrintico corridoio sotterraneo in direzione della stazione della metropolitana di Otemachi.

Una volta raggiunta l'area della metropolitana, prendere l'uscita C4, in direzione Palazzo Imperiale.

Ci si troverà subito fuori dall'Otemachi Park Building: a questo punto basta attraversare la strada e proprio lì, protetto da un semplice muretto, c'è ancora il tumulo.

Ma com'è possibile che un tumulo del genere si trovi a Tokyo dopo più di 1.000 anni, praticamente segreto, e per giunta in una delle zone in cui la proprietà del terreno è tra le più costose al mondo?

La risposta, in realtà, è molto semplice: nessuno è mai riuscito a spostarlo.

Foto piuttosto vecchia scattata da me (probabilmente 2015)

Il Tumulo di Taira no Masakado e il Santuario Shintoista Kanda Myōjin

Dopo esser stato tumulato, la storia sembrava finita.

Ma, lentamente, il tumulo di uno sconosciuto la cui testa arrivò dal mare non interessò più e il tumulo venne dimenticato, iniziando a cadere in rovina.

In concomitanza, grandi sventure si abbatterono in lungo e in largo in Giappone (da cui la somiglianza con Sugawara no Michizane, di cui comunque abbiam già parlato tante volte ma torneremo a parlare più accuratamente).

Per "fortuna", intanto, il villaggio era diventato già una giovane Edo, una città affollata e piena di gente, così la storia della testa scomparsa di Masakado tornò a galla (come la testa stessa) e si comprese che si stava parlando dello spirito inquieto e vendicativo di un uomo di per sé già inquieto e vendicativo anche quando era ancora in vita.

Divenuto ufficialmente noto come uno dei 3 Grandi Onryō (spirito inquieto), ci si mosse subito per placarne l'ira: venne edificato il Santuario Shintoista Kanda Myōjin.

Da allora, ogni volta che il tumulo iniziava ad esser trascurato, ricominciavano le disgrazie.

Nonostante sia stato possibile trasferire il Santuario (attualmente si trova nella zona famosa per ospitare il quartiere di Akihabara ed è anzi proprio famoso per le tavolette votive Ema decorate in stile manga, lo stile fumettistico giapponese), nessuno è mai riuscito a spostare il tumulo.

Ci hanno provato, e in tanti pure.

Ad esempio, agli inizi del 1900, un neonato Ministero delle Finanze avrebbe dovuto avere il suo nuovo palazzo governativo proprio nella zona di Otemachi: nel progetto era inclusa la demolizione del tumulo ma in soli due anni morirono, e tutti di morte improvvisa, prima il Ministro delle Finanze stesso, poi altre 14 figure legate al progetto... e non se ne fece più nulla.

Nel 1923, dopo un terribile terremoto che devastò tutta l'area del Kanto, tra i progetti di ricostruzione figurava l'abbattimento del tumulo: il Presidente del Comitato venne, però, trovato suicida e il progetto affidato ad altre Compagnie che decisero che era meglio lasciare il tumulo lì dove stava.

Anche gli americani occupanti, nel Dopoguerra, tentarono più volte di togliere questo monumento: i documenti dell'epoca riportano incidenti di vario genere, con macchinari che non funzionavano o che venivano trovati danneggiati da non si sa chi, come anche di lavoratori feriti.

Ancora il progetto viene accantonato.

Alla fine ci si è arresi: il tumulo deve rimanere lì.

E lì rimane.

Anzi, tale è la rassegnazione oramai, che tutti gli edifici costruiti in seguito, si sono premurati di non avere finestre che si affaccino sul monumento funebre e che gli interni vengano arredati in modo tale da non mancare di rispetto all'iracondo defunto, ad esempio facendo sì che nessuno "mostri il sedere" (riferito all'organizzazione dei bagni) al defunto.

Sono le Compagnie che hanno sedi nei dintorni ad occuparsi della pulizia e manutenzione del sito, cosa non poco dispendiosa.

Il sito, oggi, si chiama Masakado no Kubizuka, il Tumulo della Testa di Masakado.

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Immagini googleate

L'eredità di Taira no Masakado

Viene chiamata Takiyasha-hime (hime sta per principessa ma non sempre veniva usato per indicare una reale principessa, quanto un generico titolo di rispetto per le giovani donne di famiglie importanti) ed è la figlia più anziana di Masakado.

E ha ereditato dal padre un certo gusto per la vendetta... in grande stile.

Due opere Ukiyo-e (uno stile di dipinto giapponese) la rendono famosa tra chi si occupa di Yōkaigaku (lo studio degli Yōkai, o "creature fantastiche" giapponesi): la prima è un'opera di Yōshū Chikanobu del 1884 che vede la Principessa Takiyasha avanzare in un campo con in una mano la spada e in bocca una torcia accesa (immagine che richiama la Hashi-hime, un altro famoso Yōkai... andremo a cercare anche lei, a breve), mentre si lascia guidare dal padre già spirito.

Ma è la grande opera della sua vendetta ad averla consegnata alla storia: l'artista Utagawa Kuniyoshi, nel 1844, l'immortalerà nel suo Ukiyo-e mentre questa evoca il gigantesco Yōkai dalla forma di scheletro, conosciuto come Gashadokuro, con il quale è decisa a vendicare la morte ingiusta del padre.

Devo dire che per me è davvero questione di un attimo: leggo una storia del genere e me ne innamoro.
La figura sia del padre che della figlia mi affascinano enormemente e credo che tenterò di approfondire, per quanto possibile, ma, come sempre, a modo mio... per cui dovrò forse attendere la fine di questa crisi sanitaria, per poter avvicinare sconosciuti e iniziare a tempestarli di domande su questa storia... chissà, magari riusciremo a strappare qualche intervista da trasmettere su Twitch!