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Amabie

Devo ammettere che, quando vidi per la prima volta Amabie, non avevo la più pallida idea di chi fosse.
Il Giappone attraversa quella che è stata definita come la "seconda ondata" del Corona Virus, al momento in cui scrivo è indubbiamente la più dura, e su Twitter la vidi apparire.
Dapprima timidamente, un Tweet condiviso da un mio contatto.
Poi un altro, poi alcuni disegni, sia di adulti che di bambini.

In men che non si disse, Amabie divenne una presenza praticamente quotidiana sui miei social.

E io non avevo idea di chi fosse... cosa che, per chi, come me, si ritrova totalmente affascinato e quotidianamente immerso nella ricerca e studio proprio dell'argomento, mi lasciò incuriosito ed eccitato.

E questa è una mia modesta sintesi di quanto, costretto in casa, sono riuscito a reperire a riguardo.

Ci troviamo intorno alla metà del Quarto Mese dell'Anno Koka 3 (corrispondente pressappoco a metà Maggio 1846, nei nostri calendari italiani).
Il Periodo Edo, l'era storica giapponese forse più famosa, sta volgendo al termine, e l'Imperatore Komei da solo una manciata di mesi siede sul Trono di Crisantemo.

Alcuni rapporti provenienti dalla Terra di Higo (肥後国 Higo Kuni, oggi corrispondente alla Prefettura di Kumamoto) parlano di una misteriosa luminosità che sarebbe possibile vedere durante le ore notturne nel mare: secondo alcuni è una luce proveniente dalle profondità, secondo altri, invece, sarebbe un oggetto che si muove subito sotto la superficie.

Tante furono le segnalazioni che, infine, gli Ufficiali vennero inviati ad indagare.

Venne redatto un Kawaraban (il corrispettivo dell'epoca di un nostro notiziario: un'opera di impressione su legno di tipo molto economico, prettamente utilitaristica piuttosto che meramente artistica) a riguardo e fu molto dettagliato.
Ad oggi, unica testimonianza di Amabie (in seguito, altri studiosi dell'argomento, come il noto Koichi Yumoto, apporteranno il loro contributo ma sempre seguendo, più o meno fedelmente, le informazioni riportate sull'appena citato Kawaraban).

 

Lunghi i capelli, simili a quelli umani, la bocca che si protrude similmente al becco di un uccello, il corpo, dal collo in giù, ricoperto di scaglie come quelle dei pesci e dotata di tre gambe simili a quelle umane: questa figura emerse finalmente dalle acque e gli Ufficiali Imperiali poterono incontrarla.

Capace di parlare, il messaggio che lasciò agli uomini fu il seguente:
"A partire da questo periodo, per sei anni, vi sarà buon raccolto. Se epidemia dovesse apparire, mostrate la mia immagine a coloro i quali ne cadranno vittime e saranno curati".

 

Gli studiosi, negli anni, cercarono maggiori informazioni su questa creatura, ufficialmente definibile Yokai (ovvero creatura sovrannaturale, anche se spesso si fa l'errore di identificare solo i "mostri" con questo termine), ritrovando similitudini con varie altre creature leggendarie, ma sempre Amabie rimase unica.
Certamente, nella Terra di Higo pare che apparvero altri Yokai che vi somigliassero, ma che fosse una contaminazione o semplicemente una necessità di schematizzare in famiglie ciò che non può esser schematizzato, non ci è dato sapere... tuttavia appare, seguendo queste leggende e report, come l'area fosse in qualche modo di interesse per questa o queste creature.

Tuttavia, come spesso accade per qualcosa di cui non si riesce più a ritrovar traccia, venne dimenticata e sparì dalla Storia.

Fino ad oggi.

 

Chi e come sia stato a ritrovare la storia di Amabie oggi, non mi è dato saperlo.

Un giorno, semplicemente, è apparsa.

Dapprima sui social, poi in TV e, lentamente ma inesorabilmente, sulle bocche di tutti.

La più grande minaccia al genere umano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale è proprio questa epidemia, il CoronaVirus, o COVID-19, e il Giappone, sebbene, ad oggi, sembri resistere, non ne è di certo immune... e "se epidemia dovesse apparire, mostrate la mia immagine a coloro i quali ne cadranno vittime e saranno curati" è divenuto parte della prevenzione e cura che, nelle loro case, i giapponesi attuano dinnanzi ad un male da cui ancora non vi è cura.

La chiamano oramai Amabie-chan e non mancano le interpretazioni della sua immagine in versione kawaii ("carina"): al popolo giapponese piacciono queste storie e, che ci credano o meno, l'idea di un pensiero positivo riscalda il cuore.

Probabilmente qualcuno, se dovesse leggere questo, mi potrà (tentare di)  tacciare come un venditore di favole o false cure, cosa di cui, ovviamente, ben mi tengo alla larga... ma che male può fare, in un momento così difficile per tutti, regalarsi un sorriso e una speranza?
E così io ti mostro l'immagine di Amabie
nella speranza che le sue parole possano fare effetto.