· 

I ladri della luna!

Alcune tradizioni giapponesi sono così legate a determinate aree, a volte piccole e sconosciute alle rotte turistiche (e, forse, dopo il terribile esempio di "giornalismo" italiano, che ha descritto una festa come lo Hōnen Matsuri come un mix tra un'orgia e un ritrovo per alcoolizzati, è meglio così) che ti ci puoi imbattere solo per caso.

A Nisshin è stato così: era il 15 di Settembre e mi son trovato accerchiato dai ladri.

 

 

Nisshin è una "piccola" (nell'ottica giapponese, visto che comunque fa 80.000 abitanti!) città nella prefettura di Aichi, non molto distante da Nagoya. Ha un delizioso tempio buddhista ed è, a dir poco, per lo più poco frequentata... sconosciuta al settore turismo. 

Mi trovavo da quelle parti per lavoro e, visto che per pranzo mia moglie mi aveva consigliato un ristorante molto apprezzato (in effetti poi si rivelò davvero squisito, soprattutto per i Gyoza, i ravioli di carne a forma di spicchio di luna), mi sono ritrovato a passeggiare per le vie tranquille della città.

Avevo percepito l'avvicinarsi di alcune biciclette alle mie spalle, cosa normale in Giappone visto che vengono molto usate, soprattutto nelle città più piccole. Avendo sentito il vociare dei bambini, e visto che era l'ora di pranzo, avevo pensato subito che fossero ragazzini che rincasavano per il pranzo, dopo aver fatto scuola. Mi aspettavo, quindi, di venir superato dal gruppetto, ma invece quel che accadde stupì sia me che i ragazzini: venni accerchiato dai ladri.

No, non erano veri ladri, ma come tali si presentarono. I bambini mi raggiunsero in bicicletta, mi accerchiarono ridendo festosi, e giocando mi si piazzarono davanti dicendo "siamo i ladri della luna, siamo i ladri della luna".

Ma rimasero spiazzati e a bocca aperta quando si accorsero di aver accerchiato un occidentale... beh in effetti anche io ero abbastanza sorpreso, non mi aspettavo questo genere di incontro.

In generale i bambini sono sempre molto curiosi, quando vedono un occidentale, soprattutto se sono abitanti di paesi che non hanno la minima traccia di turismo internazionale, ma allo stesso tempo non sapendo come comportarsi e un po' intimoriti, in genere si limitano a guardare da lontano. Se sono in compagnia dei genitori, sentendosi più al sicuro, se sorridi loro o li saluti con un cenno probabilmente risponderanno, ma in generale i contatti si limitano a questo. Perfino a Osaka, dove la gente è aperta, amichevole, pronta ad attaccar bottone con chiunque e ovunque, nonché abituata oramai agli stranieri ovunque, non mi era mai capitato un incontro del genere con dei ragazzini.

Saranno stati delle scuole medie, ma in realtà ricordo che ce n'era uno più alto e un paio davvero piccoli, per cui probabilmente più che compagni di classe, erano vicini di casa, bambini dello stesso quartiere.

Insomma, i ladri della luna avevano decisamente sbagliato bersaglio e, resosene conto, barcollando e rischiando di andarsi addosso l'un l'altro, velocemente se la svignarono.

Io rimasi un attimo interdetto, non tanto per l'audacia dei bambini, che come ho già detto non mi aspettavo, ma anche per la situazione in se: cos'era questo "ladro della luna"? Se fossi stato un giapponese, cosa sarebbe accaduto?

Vista l'atmosfera giocosa e scherzosa, nonché appunto l'età dei bambini, non ho dubitato per un solo secondo che fosse altro che uno scherzo, tuttavia mi sembrava di esser stato sfiorato da qualcosa di antico, qualcosa di tradizionale, qualcosa di totalmente genuino e sconosciuto al di fuori di questi luoghi, che io amo definire "il vero Giappone" e che nessuno, me compreso, ha mai la fortuna di poter conoscere.

Mentre rimanevo un attimo fermo lì dove mi trovavo, dalla stessa direzione da cui erano venuti i bambini (che, per inciso, intanto si erano fermati a quella che avevano stabilito essere una "distanza di sicurezza" e, ancora un po' stupiti, da lì mi guardavano), arrivò camminando una giovane madre che teneva in braccio una bambina molto piccola, intenta a mangiare una caramella di qualche tipo che però era troppo grande e le gonfiava una guancia in maniera davvero buffa. La signora, mentre mi superava seguendo la scia dei bambini in bici, mi diede un timido "sumimasen" (ovvero mi chiese scusa), e rimase allibita quasi quanto i bambini sia nel vedere che ero occidentale, sia che gli rispondevo nella sua lingua.

Le dissi che non c'era assolutamente nessun problema, di non preoccuparsi, e lo dissi tentando di sembrare divertito e per nulla infastidito (i giapponesi ci tengono molto a non disturbare la gente, per cui, pensai, nel mio caso di straniero, si sarebbe sentita ancor più in imbarazzo per il disturbo).

La cosa sarebbe finita lì, non avrei mai saputo cosa era accaduto probabilmente, non avrei mai scoperto il segreto dei ladruncoli se alla signora non fosse caduto un bavaglino della piccola. Visto che la teneva in braccio non avrebbe potuto raccoglierlo agevolmente, così mi chinai io, lo presi e lo restituì.

Tra la nuova infinita sfilza di scuse e ringraziamenti, con relative risposte di cui l'educazione giapponese ha sequenza ben precisa e decisamente lunga, decisi di provare a indagare, così, dopo aver superato la seconda parte del rituale di un primo incontro con un giapponese, che, a prescindere dal tuo livello di conoscenza della lingua, corrisponde ad una serie di esagerati complimenti su quanto tu sia bravo a parlarne giapponese, chiesi cosa fossero i ladri della luna.

Il titolo completo con cui i bambini, durante lo Jugoya (un termine tipico di Nisshin con cui si indica il 15 Settembre di sera: ju sta per juu, ovvero 10, go sta per 5 e ya è la sera... effettivamente vien fuori un 15 sera, ma non è un termine comunque utilizzato in giapponese e perfino a Nisshin si riferisce solo al 15 di Settembre), si definiscono è "Otsukimidorobo".

Il "dorobo" è il ladro, mentre "Otsukimi" è un termine molto particolare: di certo è famoso l'hanami, ovvero il picnic sotto gli alberi di ciliegio in fiore, in cui si ride, scherza, beve e mangia con gli amici, familiari o colleghi (rigorosamente "o", mai che si mescolino "categorie" di amici in Giappone!). Anche la parola hanami è composta come otsukimi, ovvero hana vuol dire fiore, mentre il -mi sta per "guardare". Effettivamente l'hanami è un picnic nato per godere della vista dei fiori di ciliegio (tradizione nata a Kyoto in un giardino bellissimo, tanti e tanti anni fa). Allo stesso modo tsuki sta per Luna (la "o" iniziale è una sorta di titolo onorifico, visto che sia il sole che la luna sono due rappresentazioni divine nello shintoismo), e la pratica dello tsukimi è tipicamente estiva, quando ci si rilassa di notte all'esterno, magari in spiaggia o in riva al fiume, e si osserva il cielo notturno. Insomma, ero stato accerchiato dagli "otsukimidorobo", i ladri che osservano la luna.

Dopo l'inizio titubante della spiegazione, da parte della signora, tranquillizzata dal fatto di non doversi esprimere a gesti (cosa che gli riusciva difficile, visto che teneva una bambina in braccio), finalmente venni a sapere che ogni anno, da che la giovane donna aveva memoria (e, in seguito, nel ristorante, interrogando l'anziana proprietaria, pare che almeno due generazioni non conoscessero l'alba di questa pratica), durante il 15 Settembre a sera, i bambini del quartiere si radunano in piccole bande, vanno a bussare alle case dei vicini dicendo di essere, appunto, i ladri che guardano la luna, e pretendono di ricevere in cambio degli "okashi", degli snack, che possono essere caramelle, dolcetti e cose di questo genere... insomma, ha tutta l'aria di essere una sorta di "dolcetto o scherzetto" dell'Halloween, tuttavia il fatto che sia una tradizione radicata solo a Nisshin e che pare sia piuttosto antica come usanza, mi fa credere che sia solo una coincidenza. In ogni caso, i ladruncoli, dopo aver richiesto il malloppo di dolcetti, se ne vanno gridando "il ladro della luna, il ladro della luna" e vanno nella casa dopo. Visto che è una festa molto amata dai bambini, le madri non riescono a frenarli dal giocare fin dal mattino stesso, e per questo, nonostante non pretendessero effettivamente qualcosa, come sarebbe accaduto invece di sera, comunque giocano ad importunare i passanti, ricordandogli che quella notte i ladri della luna avrebbero colpito.

Una tradizione carina, simpatica e che mi ha lasciato un piacevole retrogusto di qualcosa di antico, il nome stesso, il ladro che guarda la luna, mi ha fatto pensare a qualcosa del periodo Edo (l'era dei samurai), ma per quanto io abbia cercato successivamente in biblioteca, non ho trovato nulla su questa particolare festività della sconosciuta Nisshin.

Quando, in seguito, parlai con l'anziana proprietaria del delizioso ristorante di soba (spaghetti sottili che ho mangiato freddi, intingendoli nella salsa di soia... a proposito, il ristorante si trova a poco dalla stazione, sulla via parallela a quella principale che parte proprio dalle porte dell'unica uscita della stazione, a sinistra. Facilmente riconoscibile perché, venendo dalla stazione, è il primo ristorante dopo un gruppo di negozi di vestiti e mobili) della tradizione dell'otsukimidorobo, mi disse che quando era bambina lei (non ho chiesto, per educazione, ma suppongo si parlasse di circa 70 anni fa) non si faceva come oggi: i bambini si radunavano ancora in gruppi e andavano a visitare le case dei vicini che, se non volevano esser disturbati dal bussare e dal vociare "siamo i ladri della luna" dei bambini, dovevano lasciare fuori, "casualmente" incustoditi, dei dolcetti che, appunto, i ladruncoli avrebbero sgraffignato con conseguente fuga.

Ho chiesto ad amici di Tokyo, Osaka e a varie persone a Nagoya e Kyoto, ma nessuno conosce questa tradizione. Ho cercato un po' in rete, ma non ne è venuto fuori nulla.

Pare proprio che sia unica, nella sconosciuta città di Nisshin, dal grazioso tempio buddhista e poco altro.

 

Avevo iniziato a scrivere questo articolo il 15 Settembre stesso, dopo che mi era accaduto, mentre ero sul treno per tornare a casa. Avevo buttato giù solo una bozza, senza nemmeno curarmi di dare un nome al file, così, come la città stessa di Nisshin, ero finito per dimenticarmi del file e a lasciarlo a dormire nel mucchietto di dati del mio cellulare. L'ho riscoperto per caso, mentre facevo un po' di pulizia dati annoiandomi sullo Shinkansen in direzione Nagoya, qualche giorno fa. Tornato a casa ho subito iniziato le ricerche in biblioteca per fare un articolo completo, con cenni storici, origini, significati arcaici... purtroppo vi dovrete, invece, accontentare di questo, perché dei Ladri che Osservano la Luna a Nisshin, nessuno ne sa nulla.