· 

Giappone: che delusione!

Viaggiare è una cosa bellissima.

Viaggiare, viaggiare ovunque: toccare ogni luogo in cui possiamo posare i piedi e lo sguardo.
Ci sono diversi tipi di viaggio, certamente: c’è chi viaggia per passare il tempo, chi viaggia per rilassarsi, chi viaggia per puro divertimento, chi viaggia perché vuole conoscere il mondo, chi viaggia per curiosità e chi viaggia per osservare.
Infiniti tipi di viaggio, di destinazione e di viaggiatori.
E tutto va bene, a mio avviso: la vita è mia e la vivo come voglio io, senza il bisogno che nessuno me la commenti.
 
C’è un aspetto, tuttavia, di cui volevo parlare oggi, qui... ovvero il viaggio per osservare, per scoprire: il viaggio per conoscere.
Lo ritengo un genere di viaggio davvero bello, poiché non ci permette solo di andarci a divertire dalla parte opposta del mondo, ma ci arricchisce: entriamo in contatto con culture diverse, storie diverse, visioni del mondo e della vita diverse... mondi diversi.
 
È questo il bello.
“Che delusione”, mi sento dire, “queste antenne paraboliche nel quartiere delle Geisha!”

Le Geisha, le loro apprendiste, tutti coloro che vivono e lavorano presso e per la Casa... tutte queste persone sono persone reali, come me e come te... perché non dovrebbero avere un’antenna parabolica?

Entro subito nel vivo del discorso che voglio fare oggi: il Giappone (ma come anche tutto il mondo) NON è né un Museo né un parco a tema.

Prendiamo ad esempio l’Italia, anzi, ancora meglio, CASA TUA!
L’Italia è un Paese dalla storia antichissima, con una cultura spaventosa e incredibile: ci sono città che hanno messo le loro prime fondamenta in tempi così antichi da render perfino complesso immaginare... e, da allora, sono giunte fino ad oggi.
Passeggiando per Roma ti trovi davanti al Colosseo, ed è una vista così pazzesca da impedirmi una descrizione... trovare parole anche solo vagamente adatte è una sfida per il più grande dei poeti.
Ma attorno al Colosseo ci sono strade, passano le automobili, i bus, ci sono i chioschetti di souvenir e via dicendo.
È normale!
Cosa dovresti fare tu, romano, che vivi vicino al Colosseo?
Dovresti forse girare solo in toga e sandali, usare la biga come mezzo di trasporto e, a sera, invece di guardare la TV, proibita perché “rovina il paesaggio ed è un peccato”, andare al Colosseo ad assistere alle battaglie tra i gladiatori?

Immagina che, un giorno, ti arrivino sotto casa dei turisti... facciamo che siano giapponesi?
Va bene: arrivano dei turisti giapponesi e ti dicono:
“Guarda, io voglio vedere l’Italia tradizionale, levi queste automobili, gli apparecchi moderni, le stufe, i ventilatori... tutto, per ricreare l’Italia di Giulio Cesare?”
E al tuo OVVIO diniego (aggiungo che magari gli rideresti pure in faccia visto che sarebbe un discorso da pazzi) ti sentissi dire “che spreco, che peccato... non è l’Italia che mi aspettavo: avete perso le vostre tradizioni.”

Tu, persona comune, come me, dovresti privarti di tutti i comfort della vita moderna per mantenere uno “scenario” antico.
Per soddisfare il turista.

Direi che hai già capito dove voglio andare a parare, sicuramente.
Con la sempre più ampia possibilità per sempre più persone di viaggiare si è creata una nuova “psicosi”: il viaggiatore feticista.

Il viaggiatore che va nel cuore dell’Africa, cerca il villaggio sperduto e, una volta arrivato... si lamenta perché non trova i cannibali vestiti di poche pellicce, armati di clava, intenti a divorare resti ancora crisi dei propri nemici limitrofi.
Stessa cosa fa in Giappone: arriva e cerca la Geisha, ma la vuole senza cellulare, che vive in una casa dalle pareti di legno, in un quartiere antico dove non si usa l’elettricità ma si va avanti a lanterne e fuoco.
E il giapponese, come l’africano e come te, italiano che vivi in una città più antica della Storia stessa, siete colpevoli di averlo deluso, decidendo di vivere nel 2018, con i comfort e le possibilità di quest’era.

Però questo viaggiatore in Giappone mica ci viene attraversando la via della seta a bordo di cammello: ci viene in aereo (e si lamenta pure se c’è lo scalo tecnico scomodo).
Arrivato sulle coste coreane, il nostro intrepido, mica si costruisce una barca di bambù e attraversa all’avventura.
Non dorme nella palafitta, sottoponendosi al caldo, agli insetti, ai pericoli del freddo o delle intemperie... no: vuole l’hotel comodo, il bagno in camera, l’aria condizionata e i pullman privati che lo portino a destinazione.

Siamo nel 2018, anche in Giappone: anche le Geisha lo sono, anche gli abitanti di Shirakawago lo sono, anche chi vive a 200m dal Castello lo è.
Viaggiare è crescere.
A prescindere da dove si vada, come e perché.
Guardiamo avanti, studiando il Passato, vivendo il Presente, preparandoci al Futuro.
Lasciamoci insegnare sempre qualcosa da chiunque... in Giappone come nel resto del Mondo.