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Quando i sogni si avverano

Perché credo che tu, si proprio tu che stai leggendo questo articolo, abbia tutte le carte in tavola per far avverare i tuoi sogni?

 

 


Lo ammetto, visitare il Giappone era stato uno dei miei sogni fin da piccolo.
Col tempo questo desiderio si era affievolito ma, dopo la prima visita, era tornato forte.
Visitare, sempre, ma mai viverci, mai.
Perché non avevo alcuna intenzione di viverci?
Riguardo oggi al me stesso che, di ritorno dal suo viaggio estivo nelle zone di Kyoto e Tokyo, ascolta molti pareri riguardo la vita in Giappone...

 

sono pareri di presunti "benefattori", uomini e donne che, senza guadagnarci nulla, sacrificano il loro tempo e le loro energie (per non dire che han sacrificato addirittura la loro vita!) per mettere a conoscenza me, il giovane uomo ignorante del volto oscuro e maledetto di un Paese che, visto con gli occhi del turista, mi era parso perfetto e brillante.

E ci avevo pure creduto.


Non ci riesco.

Vorrei evitarlo ma non posso.

Tento di svagarmi su Facebook e mi appaiono davanti.

Cerco di evitarli in tutti i modi su YouTube ma compaiono ovunque.

E' una sorta di invasione silenziosa di tutti i possibili canali di informazione via internet (e non solo, pure sui giornali o in TV, a volte, se ne vedono...).

 

In Giappone c'è un governo dittatoriale che sta mandando in rovina il Paese.

Le tasse e le spese salgono ma gli stipendi non aumentano.

I giapponesi lavorano, sfruttati da malvagi datori di lavoro, fino a morire suicidi.

 

Quante volte avete letto o sentito, provando a informarvi un po' su internet, magari evitando gli ovvi abbellimenti delle compagnie turistiche, magari cercando proprio pareri ed esperienze vissute, riguardo al Giappone e a come sia viverci, frasi come queste?

Io lo feci, prima di intraprendere l'avventura che oggi mi ha portato qui dove sono (a scrivere un blog sul treno tra Kyoto e Nara, per l'esattezza).

 

Esplorare gli oscuri e contorti meandri della mente umana e, soprattutto, degli scopi che essa si prefigge, è qualcosa che decisamente va molto oltre le mie possibilità, tuttavia a volte, chiacchierandone con gli amici giapponesi (a cui, spesso, mostro blog e video italiani, traducendoglieli, per sentire cosa ne pensano... ma di questo ne parlerò magari in un altro articolo apposito), proviamo a tentare di intuirne i fini.

Un tempo avevo pensato, con una certa convinzione, che fosse semplice paura di perdere un posto di lavoro un po' traballante... ma a volte questo pensiero mi risulta comunque incerto: c'è troppo accanimento, quasi una sorta di "affare personale".

E allora leggi cose che ti lasciano perplesso, perché è ovvio che tutte le leggende hanno un fondo di verità, ma una cosa è una storia di 200 anni fa che viene stravolta dal passaparola e arriva a noi deformata in mito... un'altra è un continuo prendere un dato vero, amplificarlo e colorarlo in tinte rosso sangue o nero morte, e spanderlo, spargerlo e spingerlo in ogni possibile direzione, fino ad intasare ogni neurone...

 

Un giorno venne in Giappone un ragazzo che conoscevo da tanto.

Venne in Giappone perché, essendosi dovuto trasferire per lavoro per un certo periodo in Nuova Zelanda, tutto sommato ne aveva colto l'occasione (ammettiamolo: ogni scusa è buona per visitare il Giappone!)

Quando ci incontrammo fu tutto un "ti trovo bene", "dai, sei in ottima forma" e "mi sembri rilassato" e non capivo il perché di queste frasi... beh si, ero abbastanza in forma ma nulla di incredibile, non così tanto da meritare tutte queste attenzioni.

Alla fine i nodi vennero a galla: visto che vivevo in Giappone si presumeva che io lavorassi qualcosa come 16 ore al giorno, almeno 6 giorni su 7, vivessi in un loculo in cui, stando sdraiato nel piccolo futon (tanto piccolo che i piedi escon fuori) e allungando la mano potessi toccare ogni punto dell'unica stanza che compone l'appartamento intero.

 

La vita in Giappone non è così nera.
La vita in Giappone non è come nei manga.

Non mi sveglio la mattina all'ultimo momento, vestiti per qualche motivo pronti e puliti da soli, un toast in bocca e di corsa, sempre in tempo, al volo per andare dove devo.

I miei colleghi non sono tutti tipi eccentrici ed interessanti e le persone che incontro non sono mere immagini in leggero movimento rispetto allo sfondo.

Questo no, bisogna dirlo chiaramente.

Non sono circondato da modelli super bellissimi e ragazzine con la vocina dolce (leggasi, per me, fastidiosa)... beh si, per lavoro i modelli li incontro, ma parlando della vita comune, per strada, non è come nei dorama (le serie TV giapponesi) in cui sono tutti perfetti, belli e affascinanti.

 

E allora?

Di cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando di coronare i propri sogni, traducendoli da sogni effimeri in progetti e da progetti in realtà.

 

La prima cosa da tenere da conto è la forza di volontà e il voler coronare un desiderio prima del volersi divertire ora e subito.

Se si è in grado di anteporre il dovere al piacere, e vi assicuro che con tutte le forme di divertimento che si possono trovare in Giappone non è proprio facile come cosa, allora si può riuscire.

 

 

E' impossibile.

Non si può riuscire.

 

 

Servono requisiti elevati.

Il Giappone non vuole stranieri.

 

Non esiste.

Non voglio più leggere persone giovani, persone con la testa sulle spalle, che demordono da un sogno, quale che esso sia, solo perché altri, morti dentro, devono mettergli zavorra addosso: sii libero/a, sii fiducioso/a, cerca la tua strada!

E non parlo solo del Giappone, è ovvio.

Trovare un lavoro in Giappone, è vero, non è una cosa semplice ma se non ci provi, se non ti ci butti con tutto te stesso/a... beh, allora si che è impossibile.

Impossibile è quella cosa che nemmeno tenti di fare.

Ma sai quanti stranieri (italiani compresi) senza arte né parte (compreso il sottoscritto) hanno trovato il modo (legale) per rimanere in Giappone?

 

L'unico modo per restare in Giappone e se ti sposi.

 

Frase spesso detta poi da chi, il post dopo, si lamenta e sconsiglia caldamente un partner giapponese.

Allora, se guardiamo alla realtà dei fatti è vero che, soprattutto in un passato piuttosto recente (dai 30 ai 5-6 anni fa), molti italiani abbiano ottenuto il permesso di soggiorno in Giappone solo grazie al matrimonio e che molti di questi matrimoni erano finalizzati da: lui che vuole il permesso di soggiorno, lei che ha "bisogno" di sposarsi.

Va da sé che poi coppie del genere tendono a sfasciarsi (ma di questo ne ho già parlato abbondantemente in altri miei articoli sugli italiani in Giappone).

Oggi le cose stanno cambiando e l'attenzione dell'Ufficio Immigrazione verso i matrimoni con stranieri è aumentata (giustamente), soprattutto quando il coniuge giapponese lavora mentre la controparte straniera è nullatenente.

Quindi, lascia perdere questo "piano", perché non solo non è detto che riesca ma finirebbe solo per portarti in una vita infelice in futuro.

Sposati per amore di quella persona, non per la sua nazionalità né per il luogo in cui ti può permettere di vivere.

 

Serve la laurea.

Servono delle competenze certificate.

Servono anni di esperienza lavorativa dimostrabili.
Devi parlare il giapponese come un madrelingua.

 

L'ho detto tante volte anche io: bisogna fare attenzione tra "servono" e "aiutano".

Se diciamo che "servono" implichiamo che chiunque non ne sia in possesso allora non ha possibilità... ma osserviamo bene questi fantomatici requisiti.

Laurea: ok, sappiamo tutti cos'è e come si ottiene. Diciamo che intorno ai 25 anni dovresti poterla avere.

Competenze: cercando un po' in rete si scopre velocemente di cosa si parla, nulla di difficile tutto sommato... diciamo che basta un annetto e si può avere il "minimo sindacale"... e siamo a 26 anni.

Esperienza lavorativa: servono almeno 10 anni di esperienza lavorativa... quindi, eravamo a 26 anni... arriviamo che prima dei 36 anni andare in Giappone è inutile, secondo queste fonti.

Lingua giapponese: devi essere praticamente un madrelingua o quasi... in genere le stesse fonti poi dileggiano chi si è laureato in lingua e/o cultura giapponese dicendo che è una materia che non serve a nulla (non vogliatemene male ma, purtroppo, in Giappone tende a non essere, realmente, la più richiesta tra le lauree... ma questo è un altro discorso che ho già trattato altrove). Quindi se la Laurea è in lingua giapponese ti da la capacità linguistica ma come laurea non serve, viceversa ti tocca studiare in qualche modo e conseguire la competenza... siamo buoni e mettiamo un forfettario 4 anni...

Così andiamo tondi tondi a 40 anni.

Secondo queste "fonti autorevoli", in parole povere, prima di aver raggiunto 40 anni al servizio di studio e lavoro per sviluppare le doti per muoversi in Giappone, è impossibile aver successo.
Però a 40 anni sei considerato troppo "vecchio" e quindi non ti assume nessuno.

 

Vuoi sapere come la penso?

Che, guardandomi attorno, di gente che ha questi requisiti... anzi, scusami, che abbia almeno uno di questi requisiti ce n'è davvero poca. Eppure sono qui (e anche se si lamentano tanto, di andarsene non ci pensano proprio!).

Quante storie si potrebbero raccontare di italiani, nel passato come ne presente, che sono qui e che hanno trovato un loro posto qui.

Ma come hanno fatto?

 

Per prima cosa smetti di ascoltare chi ti propina negatività.

 

E' zavorra per la realizzazione di ogni tuo obiettivo.

Questo non vuol dire che devi litigare con chiunque pensi che una cosa non sia possibile, semplicemente accetta il suo punto di vista (si, lo so, spesso queste persone però non accetteranno il tuo e ti daranno dello sciocco, illuso, bambino...), prendi atto che questa persona ha una visione delle vita più ristretta (ma questo non vuol dire che sia una brutta persona!), e ignora queste catene che si è auto-imposta e che vuole, a volte inconsciamente, gettare su di te.

I requisiti di cui ho parlato prima sono una marcia in più per te, ma non sono dei requisiti fondamentali.

Ho letto da qualche parte:

 

Se non hai questi requisiti e non sei giovane l'Immigrazione ti rifiuta.

 

Magari è accaduto che qualcuno sia stato rifiutato per un qualsiasi cavillo burocratico dall'Ufficio Immigrazione e si è finiti, in buona fede oppure semplicemente per sfruttare l'esperienza a proprio "fine", per far nascere questa fantomatica richiesta di ogni punto sopracitato.

Beh, io non ho una laurea, non ho competenze di sorta (men che meno certificabili).

In effetti ho lavorato per qualcosa come 10 anni ma non credo che abbia segnato una gran differenza nella mia pratica per ottenere il permesso di soggiorno di tipo lavorativo.

E questo sono io, circa 3 anni fa.

E come me ne potrete trovare altri, altri che magari non hanno voglia né tempo di stare su internet a dispensare negatività o scoraggiare chiunque.

 

L'unico modo che hai per far avverare i tuoi sogni è crederci e lottare per essi, muoverti nella loro direzione e fare di tutto per coronarli.

 

Bisogna fare attenzione anche a chi vende sogni troppo facili, perché a questo mondo è un dato di fatto che nessuno regala niente per niente, soprattutto quando ripete la parola "gratis" troppe volte.

Nessuno ha le chiavi per il Giappone, per cui nessuno può impedirti di accedere e nessuno può "scavalcare" le procedure per permetterti di avere una vita qui.

Nessuno ha il potere di farvi cambiare la tua vita.

 

La strada si trova lì, davanti a te.

Informati, leggi, studia, chiedi... evita di accodarti ad altri, perché non ti daranno nulla, nel bene e nel male, e ancora cerca, visita e osserva con i tuoi occhi soltanto.

Allora avrai gli elementi per tentare.

 

Cadrai sette volte.

Rialzati otto.

 

Per parafrasare un modo di dire giapponese che, tutto sommato, vuol semplicemente dire: non arrenderti.

 

In bocca al lupo,
in Giappone, in Italia o da qualunque parte sia.