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Un Setsubun (capodanno giapponese) a Kyoto

Spesso mi si chiede il perché in Giappone si festeggi il Natale e il Capodanno. È una domanda a cui spesso non so bene cosa rispondere, poiché, mi chiedo, tutto sommato, oggigiorno, perché in Italia (come in Germania, Francia, Inghilterra o dove che sia) si festeggia il Natale? 

Certo, per un vero credente è un momento religiosamente importante e quindi la risposta diviene logica, ma per i molti che non sono credenti e, la maggior parte, per coloro che si dicono credenti senza però seguire nessuno dei precetti della loro religione, cosa rappresenta, oramai, il Natale?

Una festa, nulla di più.

È la festa dei bambini, dei regali, dell'albero con le lucine, dei pranzi e cene con i parenti.

Non è più il compleanno di Gesù Cristo (e, in realtà, non lo è mai stato... avevo letto che, legandosi al passaggio della cometa, in teoria sarebbe più probabilmente stato in Marzo... il 25 Dicembre è sempre stata la festa pagana del Sol Invictus, molto amata dal popolo e per questo "adottata e travestita" dalla Chiesa all'epoca dell'Impero Romano... ma questa è tutta un'altra storia), non lo è in Italia come non lo è in Giappone (in cui la percentuale di Cattolici, di ogni genere, è su per giù pari all'1% della popolazione... immigrati compresi!)... per questo l'unica risposta che mi viene in mente, dinnanzi alla domanda sul perché vien festeggiato il Natale in Giappone è "perché no?"

Stessa cosa vale per il Capodanno: in tutto il mondo è festa e anche in Giappone si usa il calendario (quantomeno riguardo i giorni e mesi) che si usa in Italia... per cui perché no?

 

 

Il Setsubun (節分) viene spesso visto come il Capodanno giapponese. 

Questo è parzialmente vero: in realtà con la parola Setsubun no Hi i giapponesi indicano letteralmente "il giorno in cui cambiano le stagioni", per cui, tecnicamente, ogni anno ce ne sarebbero ben 4!

In realtà, appunto, il Sestsubun "famoso" e festeggiato realmente è quello che si celebra il 3 Febbraio (a volte, come qui a Kyoto, i festeggiamenti potrebbero anche comprendere anche il giorno prima o quello dopo), ovvero il Setsubun di Primavera: il Russhun (立春), ovvero il primo step del gran festeggiamento in onore della Primavera (春祭, Haru Matsuri, dove la parola Matsuri indica strutturalmente una festa religiosa).

In parole povere è il Capodanno Lunare, più che quello "da calendario".

 

Avendo io avuto una giornata libera da lavoro (non perché fosse festa, poiché non è considerata "in rosso sul calendario" e la gente lavora normalmente) mi sono stilato una piccola "schedule" degli eventi a cui volevo partecipare.

Una volta, un italiano residente in Giappone asserì come dogma (se non ricordo male avvalendosi di un qualche articolo scritto da un qualche presunto esperto) che "i giapponesi non sono religiosi"...

Beh a volte sarebbe più comodo se fosse vero, ma "purtroppo" (o per fortuna?) non è decisamente così.

Il legame che lega indissolubilmente il giapponese (giovane, anziano, ribelle o conformista che sia) con la religione è molto diverso da quello occidentale, per cui spesso complicato da capire... il che fa nascere questo genere di false convinzioni.

Ma io, ben sapendo che per il Setsubun, nonostante non fosse un giorno festivo, ci sarebbe stato un fiume di gente in giro a festeggiare, mi ero ben premunito, considerando con largo anticipo i tempi per gli spostamenti da un evento all'altro.

Non è comunque bastato.

 

Quando si parla di Setsubun, l'immagine che più comunemente si forma nella mente comune (subito l'enorme punto interrogativo che indica "e che è?") è quella del lancio dei fagioli sulla folla.

A tal proposito è molto caratteristico quello che vien effettuato presso il Santuario Shintoista di Yasaka, nel quartiere del Gion, di Kyoto.

No, scusate, ERA molto caratteristico.

Si, perché una delle peculiarità di Kyoto è la presenza delle Geisha (in realtà anche qui ci sarebbe da discuterne parecchio, ma rimandiamo ad una prossima occasione...) e quindi molti eventi importanti si avvalgono della presenza delle Maiko (apprendiste), come ad esempio appunto il Setsubun del Santuario Shintoista di Yasaka: il loro ruolo sarebbe stato quello di mostrarsi nel Kaguraden (una sorta di palco coperto che in genere si trova davanti al Santuario vero e proprio ed ospita le danze sacre delle Kagura, le sacerdotesse danzanti appunto) e lanciare fagioli sul mare di persone che si radunano attorno.

In genere questo evento si divideva in due parti, la prima, con la presenza dei sacerdoti, era di carattere apotropaico: un rito per purificare dal male "residuo" dello scorso anno, scacciandone gli spiriti colpevoli, incarnati nella forma degli Oni (un mix tra demoni e orchi, anche se, in realtà, questa figura non è sempre stata vista in luce negativa... ma anche questa è un'altra storia...). Vengono usati i fagioli perché, nel folclore giapponese, gli Oni detestano i fagioli e ne vengono scacciati, per cui lanciando fagioli in ogni direzione gli Oni/spiriti malvagi e la loro influenza viene debellata e si può iniziare un nuovo anno liberi da negatività (devo ammettere che l'idea di andar a prendere a fagiolate alcuni italiani residenti in Giappone, proprio per liberarli tutta la negatività che sprigionano da ogni poro, mi ronza ancora in testa!): questo rito viene chiamato Mamemaki (豆撒き, dove Mame è "fagioli" e Maki, semplicemente, vuol dire "lanciare").

Nella versione "casereccia" in genere un membro della famiglia (in genere il padre, visto che spesso è visto come la "paurosa" figura autoritaria della famiglia) una maschera da 100 yen in vendita in ogni Conbini (i convenience store che vendono di tutto a prezzi abbastanza bassi e aperti 24h su 24) che raffigura un Oni e così, i bambini, incitati dagli altri eventuali adulti, gli lanciano dei piccoli fagioli tostati (venduti appositamente in questo periodo dell'anno oppure, come a breve racconterò, ottenibili presso le feste pubbliche) per scacciarlo di casa. 

In seguito questi fagioli vanno recuperati e i bambini usano mangiarne uno per ogni anno della loro età.

Molte celebrazioni pubbliche fanno la stessa cosa ma in grande stile: uomini e donne che (a pagamento... è considerato un normale part-time stagionale!) si travestono da Oni vengono presi a "fagiolate" da sacerdoti, principesse o altro, a seconda della storia locale della città.

A Kyoto, visto l'enorme afflusso di gente, recandosi al Santuario di Yasaka, non ci saranno Oni ma le Maiko lanceranno i fagioli nelle quattro direzioni principali per scacciare la cattiva sorte.

O, almeno, gli altri anni era così.

Quest'anno la folla era ancora più incredibile, ancora più inimmaginabile... tanto che per avvicinarsi al Kaguraden bisognava presentarsi forse un'ora prima almeno ed essere molto versati in qualche arte marziale, per farsi strada tra giovani, anziani, bambini... di stranieri ne ho visti pochissimi, giusto 5 o 6 (se non contiamo cinesi e coreani di cui, nella folla,, difficilmente avrei potuto notarne la diversità fisica rispetto ai giapponesi).

In ogni caso, anche a volersi impegnare in questa prova di forza e coraggio, quest'anno sarebbe stata fatica sprecata, poiché questa fase rituale della celebrazione è stata bella che saltata.

Si è passati direttamente alla seconda parte, quella in cui, una volta finiti i "fagioli sacri", per così dire, si passa a quelli confezionati nelle bustine e sponsorizzati da questa o quella azienda, questo o quel negozio.

Le bustine vengono lanciate allo stesso modo, sempre al grido di "鬼は外!福は内!" (Oni sa soto! Fuku sa uchi!") che strutturalmente significa "Oni fuori! Fortuna dentro!", e i giapponesi ritengono sia molto fortunato riuscire ad "acchiappare" una di queste bustine... poi alcuni li mangiano, altri li conservano (i più credenti li conservano in casa per poi portarli al Santuario l'anno seguente, nel Setsubun, e gettarli nel contenitore dei "talismani scaduti"... e anche questa è un'altra storia... oggi ne sto accumulando parecchie!) ma in generale è molto divertente star lì a farsi prendere a gomitate dalle vecchine nel tentativo di farsi fregare da sotto il naso una bustina da un bambino che sta sulle spalle del padre.

Ma torniamo a noi.

Come dicevo, questa era la prima tappa che mi ero prefissato per il Setsubun 2017 e così, con largo anticipo, mi presento alla fermata del bus che, con un breve tragitto, mi avrebbe portato al Santuario.

Menomale che "i giapponesi non sono religiosi", perché oltre ad essere strapieno ci abbiamo messo anche un'eternità a fare quelle quattro fermate che avevam da fare...

Un pò indispettito per il fatto che, già prevedevo, sarei finito per stare in fondo e vedere le Maiko solo da lontano (cosa che sarebbe avvenuta comunque), e perché la cerimonia delle 15:00 era già iniziata da 10 minuti, mi sono fatto strada tra la calca per... nulla.

Quest'anno le Maiko, come anticipato, hanno fatto solo il lancio delle bustine di fagioli e il tutto per circa 5-10 minuti soltanto... poi via, di nuovo ai loro affari.

 

Deluso dalla cosa mi lascio comunque conquistare dall'atmosfera festosa della zona, vagabondo tra Santuari minori e bancarelle e mi godo la gioia di grandi e piccini, lasciandomene contagiare. 

Compro una bustina di fagioli anche io, partecipo ad una sorta di lotteria del momento (vincendo addirittura una bustina di caramelle al miele!) ed, in generale, mi rilasso e diverto, attendendo le 16:00 per farmi lanciare addosso, con decisamente ora meno gente, fagioli da alcuni signori (per lo più sponsor, proprietari di aziende o negozi) a caso.

Ora che sono stato fagiolato anche io posso lasciare sereno il Santuario e dirigermi verso la prossima tappa.

 

 

Dove i Santuari Shintoisti, in genere, sono posti allegri e vivaci, invece spesso i Templi Buddhisti sono decisamente più silenziosi e, a detta di alcuni, tetri.

Io non li trovo affatto tetri, ma posso capire come mai posso nascere questa incomprensione: il Buddhismo non è solo una religione ma è, forse soprattutto, una filosofia che si fonda sulla meditazione e sulla concentrazione su sé stessi. Essendo il Tempio un luogo dove cercare aiuto in questa pratica, anche l'atmosfera deve essere adeguata: luci soffuse, incenso, i sutra mormorati o dolcemente cantati dai monaci (i sutra sono delle sequenze di suoni, a volte con un reale senso mentre altre volte solo ed esclusivamente suono, che aiutano nella meditazione e nella focalizzazione di determinati "pensieri"). Effettivamente, per un italiano, la somiglianza "artistica" con i funerali cattolici è alta, ma, appunto, parliamo solo di una somiglianza a primo sguardo... diciamo i colori e la penombra. 

Comunque, tralasciando le dissertazioni sul Buddhismo, mi sono recato presso il Tempio di Mibudera principalmente per due motivi: rompere un piatto di creta e guardare uno spettacolo di teatro muto.

 

 

Il Tempio di Mibudera è famoso perché è il Tempio legato alla figura del gruppo di Samurai noto come Shinsengumi. 

Qui vi sono due eventi legati al rito del Setsubun davvero unici: il primo, appunto, è legato al famoso piatto di cui prima.

In parole povere funziona così: compri il piatto (costa 500 yen) e da un lato viene dipinto dallo staff del Tempio (anche qui parliamo di persone sotto part-time, non sacerdoti o monaci... tra l'altro c'erano anche due studentesse che devono aver avuto almeno 16 anni, altrimenti non avrebbero potuto lavorare, ma che ai miei occhi sembravano avere si e no 12 anni!) mentre dall'altro, sempre col pennello tipico dell'arte calligrafica giapponese (che io ho faticato anche solo a tenere in mano senza inzaccherare l'area, me compreso, d'inchiostro), ci devi scrivere personalmente il nome e cognome e sesso dei membri della famiglia a cui viene dedicato.

Io ne ho acquistato solo uno (che egoista!) ma c'era gente che ne aveva una collezione autunno-inverno davvero notevole... non scherzo nell'affermare che ho visto una signora che ne dipingeva senza sosta mentre quello che presumibilmente era il marito ne teneva già 8... io poi me ne sono andato, non so quanti altri ne abbia realizzati!

Comunque una volta dipinto (male) a dovere il piatto di creta del Tempio di Mibudera, ci si dirige verso una bancarella apposita dove (per soli 100 yen... ancora?) veniva recuperato dallo staff apposito e spaccato (il "fracassamento dei piatti" avverrà in Aprile)... in questo modo, secondo la credenza, tutti i mali che avrebbero dovuto colpire la famiglia, i cui nomi sono stati scritti sul piatto, vengono direzionati appunto sull'oggetto stesso e nel momento della rottura, debellati del tutto.

 

Il secondo evento presente è stata una rappresentazione 狂言 (kyougen), un tipo di teatro che, nello specifico delle rappresentazioni del Tempio di Mibudera, è totalmente muto (il perché è presto detto, in realtà: anticamente era molto popolare e non avendo microfoni di sorta, gli attori, che indossano delle maschere, non avrebbero avuto modo di far sentire a tutti la propria voce, per cui la rappresentazione si focalizza solo sulla mimica).

Lo storia è riassumibile sempre nel rito del lanciare fagioli contro gli Oni: un Oni, volendo godere della compagnia di una bella donna, si traveste da essere umano e, attraverso vari doni, la convince a bere assieme. La donna, però, anche se l'aspetto dell'ospite non ha nulla di strano, sente una strana ripugnanza verso costui e, anche se accetta, finge solamente di bere, lasciando che l'Oni invece si ubriachi fino a cadere addormentato. A quel punto lo spoglia del travestimento e capisce in che pericolo si è cacciata... l'Oni si sveglia e tenta di aggredirla ma la donna si difende bene, scacciandolo a suon di fagioli.

La rappresentazione (in cui eran vietate foto e video) è stata davvero bella ed emozionante (nonché, in questa occasione, del tutto gratuita): i suonatori di flauto, tamburo e gong erano davvero giovani ma incredibilmente talentuosi e gli attori (tutti uomini, anche chi interpretava il ruolo della donna), avevano una mimica tale da rendere facilmente comprensibile a chiunque la storia. Sebbene i costumi non fossero un granché (sia a livello di qualità dei materiali che proprio di costumistica), le maschere erano davvero molto belle.

Ne sono rimasto incredibilmente affascinato e ho osservato tutta la rappresentazione (circa 40 minuti) letteralmente rapito.

 

All'uscita, per tutta la zona del Tempio e nella stradina che lo collega con la via principale, vi erano tantissime bancarelle colorate in cui gustare dell'ottimo cibo, tra cui dei calamari al barbecue davvero ottimi!

E ancora giochi (come i classici tiri col fucile per vincere premi e la pesca col retino ultra-delicato del pesciolino), gente e sorrisi, relax... un'atmosfera unica, tipica dei Matsuri giapponesi, che ti rapisce e ti alleggerisce davvero l'animo da tutti i pensieri quotidiani.

 

Immancabile, per me, la visita al Santuario di Seimei, sulla stessa via del Castello di Nijo: il mio Santuario Shintoista preferito.

In realtà la cerimonia che si sarebbe tenuta avevo già avuto la fortuna di poterla vedere presso il Tempio Buddhista di Tanikidanisan Fudouin (che nome, eh!), un bellissimo Tempio poco fuori Kyoto a cui si accede dopo una scalinata assassina, circondata da bellissime lampade (che non hai mai abbastanza fiato per poterti godere). 

Il Tempio è assai carino e rinomato per la presenza di un'infinità di statue, di tutte le fogge e dimensioni, di Tanuki (il cane-procione giapponese che, nel folclore, oltre ad essere un abile illusionista, è anche abbastanza molesto ma che rappresenta anche l'opulenza, grazie ai suoi enormi testicoli... tanto grandi che, in alcune rappresentazioni, è costretto a portarseli in spalla come una sacca da viaggio!).

La rappresentazione, tenuta in rigoroso e sacrale silenzio, consiste nello scagliare, da parte del monaco o sacerdote, una freccia, tramite arco, nelle quattro direzioni: questa freccia scaccerà il male che viene da lì (anche riguardo alle direzioni ci sarebbe molto da dire, specie riguardo Kyoto, una città interamente costruita e progettata secondo i precetti del Feng Shui).

 

Presso il Santuario Shintoista di Seimei (costui, uomo dell'anno 1000 circa, il cui nome completo è Abe no Seimei, il più potente e amato degli Onmyouji, un mix tra medici, astrologi, divinatori ed esorcisti) questa cerimonia prende il nome di 節分の星祭 (Setsubun no Hoshi Matsuri), ovvero il Festival Religioso delle Stelle del Cambio di Stagione (sembra un colpo della Divina Scuola di Hokuto!) e si tiene la sera.

Nella zona sacra del Santuario (inaccessibile a chi non fa parte del clero, se non in determinate occasioni in cui, previo cospicuo pagamento, si possono ricevere benedizioni personali... in genere i giapponesi richiedono tali servizi quando i figli iniziano le scuole oppure al momento dei colloqui di assunzione, ma può capitare anche che genitori particolarmente preoccupati per i figli, anche adulti, la richiedano anche in altri ambiti), i sacerdoti (di uno davvero anziano ma che non demorde e partecipa sempre a tutte le grandi celebrazioni... in genere addormentandosi inesorabilmente) e le sacerdotesse (questa volta non parliamo di impiegati part-time, eh) benedivano il nuovo anno lunare, con la Kagura (la sacerdotessa danzante... già bravissima ed emozionante durante il Seimei Matsuri, la scorsa estate) che scagliava le frecce.

 

Già che c'eravamo, io e mia moglie abbiamo reso i "talismani scaduti" al Santuario e abbiam comprato quelli nuovi per l'anno nuovo, poiché durante il capodanno "comune" (quando è divenuta pratica comune fare questo rinnovamento) io lavoravo e non avevamo avuto abbastanza tempo anche per questo.

 

È stato davvero un bel Setsubun, mi ha mostrato sia lati di Kyoto che conoscevo sia inaspettati (e deludenti, come nel caso delle Maiko al Santuario di Yasaka) ma soprattutto mi ha permesso di immergermi, ancora una volta, nella vita della città e dei suoi abitanti, nella sua società complessa e spesso incompresa (molti si fermano solo a "i giapponesi lavorano fino a suicidarsi"), nella sua vita religiosa e in generale nella bellissima atmosfera delle festività.

 

Quando mi si chiede "ma com'è vivere in Giappone?" mi viene spontaneo, in primis, pensare a questi momenti. Momenti speciali, certo, indubbiamente non del tutto quotidiani, ma così potenti e presenti, così frequenti, che finiscono per fissarsi nei miei ricordi, molto più della comune giornata in cui mi alzo, vado a lavoro, torno stanco e mi butto a dormire... sono i momenti della positività del vivere la vita che si è scelto di vivere e l'apprezzarne le gioie.

Anche questo è il mio Giappone e questo è stato il mio Setsubun 2017.