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Vivere in Giappone: un punto di vista

Ci sono dei motivi per i quali ho deciso, un giorno, per gioco, di aprire un Canale YouTube in cui mostrare il Giappone. Non è un Giappone da "alti click", insomma non mostro ragazzine poco vestite, manga, anime e cose del genere. Non è neppure il classico canale "anti-", il cui modus operandi tipico è attendere un video ad alte visualizzazioni e farne una versione "oscura", dove si mostra lo stesso soggetto ma dipingendolo in maniera diametricalmente opposta a quella bollata come "mainstream".

Semplicemente mostro il Giappone, quello che vedo, quello che sento (in tutti i sensi), quello che so... quello che mi va.

Non ho mai avuto la pretesa di diventare una star del tubo, non ne avrei né il tempo né le energie per una cosa del genere, per cui mostro quello che mi va, sul momento.

Questo è il mio Canale YouTube.

 

Quando si parla di Giappone e della vita nel Paese del Sol Levante, nella mente dei più si evocano immagini ben precise ma spesso totalmente differenti: 

 

alcuni vedono una larga strada, pulita e lucida, costeggiata da altissimi e futuristici grattacieli, colmi di colorate insegne al neon, molte delle quali recanti immagini di ragazzine vestite da cameriere, con grandi vetrine colorate in cui si possono ammirare le meraviglie della tecnologia (magari anche a basso prezzo), videogiochi, anime, manga. La strada è piena di ragazzi e ragazze giovani e dai vestiti colorati, alla moda, bellissimi e allegri, solari. Ci sono piccoli raduni di chi coltiva un dato hobby, vicino a negozi specializzati alti svariati piani.

Una continua avventura, una continua immersione in una sorta di sogno, dove tutto funziona e tutto è divertimento.

In questo Giappone si mangia sempre Sushi e, per sopravvivere, mentre si attende di iniziare a lavorare nel campo del divertimento (che sia come mangaka, all'inizio ovviamente solo assistente ma dal roseo futuro, oppure in qualche azienda di videogames magari), si studia la lingua.

 

altri, invece, vedono il paese dei terremoti terrificanti, degli tsunami devastanti, del terreno contaminato dalle radiazioni, l'orizzonte cupa in direzione della Centrale Nucleare da cui vengono oscure nubi. In questo Giappone le strade sono pulite solo quando passano i turisti ma dietro l'angolo c'è sporcizia, puzza, baraccopoli di poveri. Le stazioni della metropolitana sono l'ombelico dell'immonda bestia, luoghi di raduno per scippatori, maniaci sessuali, pervertiti e razzisti.

Le persone sono grigie e tristi, tutte comunque destinate a una fine terribile, nella povertà o, se trovano il coraggio, nel suicidio.

Piove spesso, e quando non piove comunque il cielo è grigio e su tutto incombe un'aria di disgrazia e triste fatalità.

In questo Giappone si mangiano vari tipi dicono, ma a causa delle pessime condizioni sanitarie dei luoghi in cui vien preparato e servito, raramente ha un buon sapore e, quando lo ha, probabilmente, entro breve farà star male chi lo ha, stoltamente, mangiato.

 

Ci sono anche altri Giappone: c'è chi va in bicicletta in giro per la sua città, chi parla delle sue esperienze negli ospedali, chi mostra le deliziose vie secondarie dove vive la gente vera... ma a nessuno interessa questo genere di Giappone: è troppo normale.

 

Se un giorno mi sveglio con un bel sole, ho il tempo di fare una passeggiata e vedo un bel posto, dove si sente pulsare la vita e la gioia, dove sento qualcosa di bello, ci faccio un video. 

Oggi può essere un Tempio, domani potrebbe essere un Centro Commerciale, un negozio di Manga oppure un Museo. 

Se un giorno mi sveglio con una triste e fredda pioggia, sono stanco e stressato e  leggo sul giornale una triste notizia, ci faccio un video.

Oggi può essere una critica al sistema lavorativo in merito agli straordinari "obbligatori", domani le riprese delle vie di Shinjuku di giorno, quando si vedono chiazze di vomito e cicche di sigaretta ovunque, potrebbe essere una discussione sul bullismo nelle scuole oppure una critica agli stranieri che in Giappone non si sanno adattare e pretendono che le cose siano come vogliono loro.

Credo che Vivere in Giappone non sia qualcosa di incredibile, qualcosa con cui shockare lo spettatore: niente effetti speciali. Ci sono lati positivi e lati negativi, e, se sono ancora qui, evidentemente quelli positivi sono di gran lunga superiori e numerosi rispetto a quelli negativi (e idem per chiunque altro, checché ne parli male o mostri il buio e le tenebre).

E così, magari a qualcuno non piacerà perché si aspettava da me una sorta di Canale di cronaca, dove si svelano grandi misteri e si mostrano solo Grandi Verità, quando parlo di Vivere in Giappone mi piace farlo parlando proprio della Vita: argomenti seri (come può essere il Nucleare) e faceti (come magari quando parlo dei videogiochi a cui gioco), immagini luminose (come quando riprendo un bel raduno di Cosplayers) e tristi (come la discussione sulla povertà).

Vivere in Giappone è questo, per me.

È VIVERE.

 

 

Se non ci sa godere le piccole cose e non si è in grado di staccarsi dal ruolo che ci si è autoimposto, non si riuscirà mai, a mio avviso, a parlare davvero del Giappone: è Sushi ma è anche il problema degli ubriachi nelle metropolitane che cadono sui binari, è il bellissimo Tempio ma è anche la zona sporca alle spalle di Kabukicho, è notizie di cronaca e attualità ma è anche sapersi svagare leggendo un manga o giocando a un videogioco.

 

Vivere in Giappone è Vivere.