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Insegnare il Giappone?

Questo articolo lo scrivo riguardando a quanto ho fatto fino ad oggi su internet, riguardo al Giappone: video, vlog, blog, ecc...

Riguardo un attimo indietro, ai toni, ai modi, alle parole e quindi scrivo questo articolo che vuole essere sia critica ma, forse soprattutto, autocritica.

 

 

I giapponesi sono "non religiosi".

In Giappone i treni sono puntuali.

I giapponesi sono maniaci sessuali.

 

Quante volte abbiamo sentito/letto queste frasi, o di simili?

 

Spesso chi parla del Giappone, o dei giapponesi, finisce per essere assolutista, per descrivere un qualcosa come fosse una caratteristica fisica e visibile: in primavera i ciliegi giapponesi fioriscono di piccoli, delicati fiori dai petali rosa, i santuari shintoisti si riconoscono per il tipico portale a forma di p greco all'ingresso e i giapponesi il venerdì sera si ubriacano e molestano le colleghe sui treni.

Io stesso mi accorgo che, spesso, con gli amici che magari mi chiedono qualcosa, rispondo per assolutismi.

Bisogna chiarire questa situazione, perché sebbene sia vero che alcuni la usano consapevolmente, perché magari più interessati a creare del sensazionalismo per aumentare l'audience, è anche vero che molto spesso si tratta semplicemente di due fattori: cattiva esposizione dei concetti oppure semplice arroganza.

 

Sulla prima delle ipotesi, quella riguardo il voler creare del sensazionalismo, ognuno di noi oramai credo se ne sia reso conto: si dicono/scrivono determinate cose con uno scopo che non è semplicemente il voler rendere note tali informazioni.

C'è chi deve venderti il viaggio o l'iscrizione a una scuola di lingua giapponese per stranieri, per cui ti dirà qualsiasi cosa per rendere il Giappone più bello, più luminoso, più adatto (a prescindere dalle richieste o dalla stagione) e più facile.

È un tipo di sensazionalismo che si vota al positivo, nasconde ogni problema oppure lo mostra leggermente, inserendolo in contesti tali da far si che il lettore/spettatore inconsciamente paragoni il problema col corrispettivo italiano, che possono essere le tasse come la disoccupazione o anche solo banalmente le buche nelle strade, e anche se recepisce il "difetto", comunque ci si può facilmente "passare sopra" perché "tanto in Italia è peggio".

In questo modo l'autore può "vantarsi" di essere uno onesto, che mostra il Giappone anche nei suoi lati negativi, "contro i suoi stessi interessi", mentre in realtà si è solo creato una "posa" ed esalta la presenza di ciò che la gente chiede, pesca tra quello che la gente spera e mostra fotografie con tagli ben orchestrati per lasciar intendere che il Giappone reale è proprio quello che si sogna fin da bambini, quando guardavamo i "cartoni animati" (non sto parlando degli anime, parlo proprio di quando sei un bambino e la differenza tra anime e "cartoni animati" non esiste, sono solo fantasie che ti stupiscono e rallegrano).

Parlare con queste persone (che tra l'altro, al di fuori del contesto commerciale non si degnano neppure per errore di rispondere... al massimo giusto per offendere, o "fare i troll" come orgogliosamente pare che si fregino, nell'offendere e umiliare chi magari vuol semplicemente far notare come le cose non stiano esattamente così) è inutile e fuorviante: loro conoscono i migliori posti (che però sono gli stessi che conoscono tutti gli altri), hanno le offerte migliori (che però sono le stesse di tutti gli altri... e neppure per primi sono arrivati), alloggiano nei posti migliori (opinabile) e, se il vento è a favore, possono pure farti cenare per pochi spiccioli con una Vera Geisha©!

Poi ci sono quelli che sbagliano nell'esposizione, e credo di dovermi decisamente annoverare tra questi.

Frasi come "i giapponesi sono buddhisti e shintoisti" è una frase facile da dire, veloce, sbrigativa ma è solo parzialmente vera.

I giapponesi sono un insieme di persone nate in una zona geopolitica chiamata Giappone.

In quanto insieme di persone, hanno menti diverse, caratteri diversi, sogni, aspirazioni e crescono attraverso esperienze diverse.

Non ci sono due italiani uguali, così non ci sono due giapponesi uguali (affermare il contrario fa ricadere l'autore di tale affermazione nella prima o terza categoria).

Io stesso ho detto, in un mio video sulle ragazze giapponesi, che "i giapponesi di sesso maschile perdono interesse nelle donne giapponesi che abbiano superato i trent'anni di età, a prescindere dalla loro effettiva bellezza".

È una frase estremamente sbagliata.

Ma perché l'ho detta e da cosa è nata?

Vivo in Giappone da qualche anno, ho molti amici di varie fasce d'età e parlo molto con i giapponesi, di tanti argomenti.

Tutti quelli con cui ho parlato, e da quel che ho potuto vedere e constatare, rientrano nella descrizione che ho portato.

Tuttavia "tutti quelli con cui ho parlato" non sono "tutti i giapponesi esistenti", "quello che ho potuto vedere" non è "quello che accade, nella sua totalità"... in parole povere, se è vero che dalla mia esperienza questo è ciò che si evince, non posso assolutamente pretendere che la mia esperienza corrisponda alla totalità della Realtà©.

 

Ho usato una frase sbagliata, che spero sia stata comunque compresa nel modo corretto anche prima di questa mia "giustificazione", ma, se può servire come attenuante, è stata solo una cattiva esposizione, sbrigativa, per esprimere la mia opinione, un'opinione scaturita dalla mia personale esperienza.

Al di là della consapevolezza della limitatezza delle proprie affermazioni, legate appunto alla sola personale percezione delle cose, si trova solo l'arroganza.

Arrogante è colui che, solo perché vive in Giappone da 10, 20, 40 anni, crede di conoscerlo (addirittura, taluni, affermano: "meglio dei giapponesi"), di capirlo, di Sapere©.

Puoi vivere anche 100 anni in un paese, ma se non lo vivi, se non ti ci immergi, cambiando in primis te stesso per adattarti al luogo, al modo di vivere, di pensare, di fare, finché non diventi al 100% (posto che sia possibile) parte di quel Paese, non potrai MAI affermare di "conoscerlo".

Puoi dire di viverci, puoi raccontare quello che vedi, puoi esternare ciò che credi di aver capito di quel che accade... ma nessuno può capire un Paese: neppure noi italiani, nati e cresciuti in Italia, capiamo il nostro Paese, figuriamoci vivere (magari nemmeno tanto integrati...) all'estero per una manciata di anni!

Peggio ancora chi crede di conoscere un Paese e i suoi abitanti perché "ho letto".

I testi, tutti quanti, non sono che informazioni fissate su carta (o su internet), in quanto tali hanno delle problematiche che devono essere sempre tenute a mente:

 

  • in quanto scritti da esseri umani possono essere totalmente errati, e possono esserlo involontariamente, perché magari frutto di incomprensioni, oppure possono esser del tutto errati volontariamente, magari per esigenze di vendita
  • in quanto scritti da esseri umani sono di parte, perché ogni essere umano ha le proprie opinioni su qualsiasi argomento e, per quanto possa sforzarsi di mantenersi neutrale, comunque l'anima dell'autore trasparirà sempre nei suoi scritto
  • in quanto scritti in un determinato momento possono essere stati "giusti" solo in quel preciso momento e totalmente errati l'istante successivo
  • infine, non per importanza, bisogna sempre ricordare che chi scrive lo fa per lavoro, mirando quindi in primis a degli introiti e non tutti hanno l'onestà di lasciare al secondo posto il guadagno rispetto alla sincerità

Basti pensare che, se guardassimo ai testi come qualcosa di infallibile e Vero©, a priori, staremmo ancora tutti a pensare che la Terra, piatta, ha un Sole che gli gira attorno.

 

Ma senza scomodare Galileo Galilei, voglio portare un esempio concreto, sempre frutto di esperienza personale, per sottolineare quanto credo:

 

Quando decisi di venire in Giappone comprai varie guide turistiche e, visto che avevo previsto comunque una lunga permanenza, non mi ero risparmiato e avevo comprato quelle con le migliori valutazioni, a prescindere dal loro prezzo.

Insomma, tecnicamente "il top".

In tutte queste guide veniva, ovviamente, descritta anche la città di Osaka, ma mentre nella maggior parte gli veniva dedicata per miracolo mezza paginetta (accompagnata da una foto enorme del quartiere di Shinsekai), con una descrizione minima, fredda, di una città "eccentrica" e "dall'ottimo cibo", in una di queste guide, Osaka veniva descritta come un posto a dir poco orrido: si parlava di "una grigia e noiosa colata di cemento", "senza alcun pregio" e "visitata solo a causa della presenza di un ottimo aeroporto internazionale".

Insomma, secondo questi testi, Osaka è una città senza niente da vedere, niente da fare, (orribile architettonicamente) ma con un buon aeroporto e del buon cibo...

 

Ho vissuto un anno a Osaka e non mi sono trovato d'accordo con nulla di tutto questo (a parte il buon cibo e l'aeroporto): ho trovato posti molti belli, interessanti, colorati, caratteristici e unici di sola Osaka.

Ho conosciuto gli osakesi, che già solo per loro val la pena di visitare e vivere Osaka, e ho potuto immergermi nel suo particolare spirito, umorismo e nella vivacità unica.

Insomma, magari quelle guide hanno detto il vero e Osaka ha avuto un effetto positivo solo su di me, ma anche se fosse (e, comunque, va da sé che non è così) comunque la mia unica percezione diversa invalida completamente questi testi (e non perché i miei gusti mi portano ad apprezzare o meno determinate cose, ma perché dove si parla di "noiosa colata di cemento" io ho trovato parchi, templi, natura e storia... e questi, per quanto possano non piacere, sono comunque fisicamente presenti e rendono Osaka, che piaccia o meno, qualcosa di diverso che una "noiosa colata di cemento"...

sempre che, come sospetto, gli autori non abbiano visitato la città solo tramite Google Maps e anche male...).

 

Ponendo in esempio una persona X, che arriva in Giappone col sogno di diventare un cantante. Arriva e, fin da subito, cerca di farsi contatti, di farsi conoscere, di far sentire la sua voce, di fare qualche concertino con qualche band locale.

Mettiamo che questo cantante, un po' per bravura, un po' perché paga (e non poco, ma mettiamo sempre ad esempio che questa persona X non abbia certo problemi di soldi, per cui anche se ha pagato una bella cifra, non ci bada), un po' per fortuna... insomma questa persona finisce per esser notata da un talent scout che crede in lui, lo porta in sala prove, gli fa registrare un disco e lo mette in vendita.

Ora questa persona, che descrizione potrebbe fare del Giappone, dei giapponesi, del realizzare i propri sogni?

Ovviamente, a meno che non si metta a fare dei copia/incolla di informazioni date da altri, senza nemmeno sforzare un minimo la propria personale materia grigia, non potrà che descrivere il Giappone come un bel posto (visto che, avendo detto che non ha problemi di soldi, magari ha un bell'appartamento in centro a Tokyo, alla faccia dell'affitto!), con possibilità lavorative enormi, facile e divertente (e, ovviamente, paragonando la situazione con quella italiana... tutti diciamo sempre "non bisogna paragonare il Giappone con l'Italia, sono due realtà totalmente diverse", ma se è vero che in alcuni casi non andrebbe fatto il paragone, come ad esempio su fattori morali o culturali, se parliamo di tasse, bollette e spese, il paragone verrà sempre e comunque fuori, perché comunque una cosa la puoi comprendere meglio solo paragonandola ad altro... c'è un modo migliore per descrivere il buio, se non "mancanza di luce"?).

Sbaglia? Mente?

Io credo di no.

 

Viceversa una persona Y che arriva in Giappone pensando di essere una potenza di encefalo vivente, dopo aver studiato (male) in qualche Università la storia, lingua e cultura giapponese e pensando che ora che ha letto un tot di autori sull'argomento, già conosce e sa tutto.

Mettiamo che questa persona, convinta di non aver problemi grazie alle sue conoscenze, prova a farsi una vita in Giappone, ma si accorge di non riuscire.

Si trova davanti all'opzione di dover tornare in Italia ma decide di scartarla perché, anche se non trova una sistemazione soddisfacente che gli permetta di vivere bene, comunque ha una passione per il Giappone (e qui va detto: chi emigra all'estero per necessità o semplicemente perché "vuole di più", non viene diritto in Giappone... ci sono mille mete molto più semplici, vicine e rinomate... chi viene in Giappone ci viene perché vuole vivere proprio in Giappone!) e alla fine riesce a rimanere solo perché si sposa con un giapponese, ottiene così il Permesso di Soggiorno per trenta e trentuno, ma avere il Permesso di Soggiorno non gli da un lavoro e la situazione non cambia: viveva male prima, continua a vivere male.

Se facessimo le stesse domande alla persona Y, le stesse che abbiamo fatto alla persona X, quanto sarebbero diverse le risposte!

 

Difficoltà (se non impossibilità) di trovar lavoro, emarginazione da parte dei giapponesi, una vita non piacevole...

Insomma dove X vede il bello, Y vedrebbe il brutto: un po' perché la propria esperienza lo spinge a pensarlo davvero, un po' perché cresce in corpo astio, rancore... si scaricano su altri le responsabilità della propria situazione sfortunata.

 

E se entrambi scrivessero un libro?

A chi dare ragione?

 

Entrambi hanno ragione e torto, e anche io ho ragione e torto con loro e con tutti gli altri che scrivono, parlano, registrano e mostrano il Giappone.

Perché il Giappone è solo una terra emersa dal mare, con caratteristiche geografiche descrivibili senza margine di errore.

Ma se parliamo del popolo giapponese, allora tutti (e per tutti intendo dire tutti: il più ignorante e il più acculturato, il viaggiatore che ha visitato Tokyo solamente per 3 giorni e chi ha visitato ogni angolo cento volte, chi non c'è mai stato ma ha parlato con molti giapponesi e chi invece ci vive da trenta anni... e ancora e ancora...) abbiamo torto e ragione.

Quando veste qualcuno che afferma "no, in realtà è così"© allora sappiate che, a seguire, ci sarà qualcosa di ancor più totalmente sbagliato.

 

 

 

È non poco complicato scrivere un articolo in cui si vuol dire che chi scrive articoli sbaglia, tentando allo stesso tempo di non sbagliare troppo...