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Chi è più cattivo?

L’errore non è di chi, non avendo altri mezzi, si affida a ciò che ha: 10.000 km dividono il Giappone dall’Italia.
10.000 km di post su Facebook, false notizie e tanto buon Photoshop.
E l’errore rimane il mio: io che ancora mi ostino a perderci tempo.

Tutto ha inizio da un post su Facebook.
Ebbene si, nonostante passino gli anni ed oramai dovrebbe esser risultato chiaro a chiunque sul globo che un post su Facebook non equivale ad una notizia, che non equivale ad un’informazione, che, soprattutto, non equivale in nessun modo a verità assoluta... ebbene, nonostante questo dato di fatto oramai avrebbe dovuto ben cementificarsi nel nostro cervello... a quanto pare non è così, e ancora si crede, a volte perché la fonte è qualcuno (individuo o entità, come ad esempio “la pagina Tal dei Tali”) a cui è stata accreditata un qualche tipo di autorità, quasi sempre su base apparentemente casuale, visto che di “esperti” se ne trovano a bizzeffe senza che questi abbiano mai dato prova di tale esperienza, se non riempiendo la rete di copia/incolla spesso anche mal tradotti.
E, a proposito di traduzioni errate (e voglio credere che sia in buona fede... anche se ciò è altamente improbabile, visto ciò che ne segue), ecco ciò a cui ho assistito.

In questo post viene riportato il discorso di un non meglio specificato “ministro” giapponese.
Questo illustre ignoto, in una conferenza stampa, quindi in una situazione in cui le sue parole sarebbe state ovviamente rese note a livello internazionale, avrebbe detto:
“Gli stranieri non hanno un’efficace reazione e non permettono un’efficace precauzione contro il diffondersi del virus a causa dei loro linguaggi e delle loro culture, differenti dalle nostre, per cui urge che noi ci si tuteli da essi”.
Ci sarà un giapponese che ha questi assurdi pensieri?
Certamente, non lo metto in dubbio.
D’altronde non mi par nuova ed inaudita una frase del genere detta da vari individui di varia nazionalità, o davvero abbiam dimenticato di quando temevano che gli africani portassero in Italia malattie di vario tipo?
Ci sarà un politico giapponese che pensa una cosa del genere?
Anche in questo caso, a mio avviso, la cosa è probabile.
Ma non stiamo parlando di eventualità: qui è stata attribuita una specifica frase ad uno specifico Ministro (non specifico, in realtà).
E tralascio l’assurda derivazione secondo la quale un Ministro, avendo detto ciò, rappresenta il pensiero del popolo intero... che è così impensabile, come cosa, da far venire i brividi nel renderci conto che invece c’è chi ha fatto questa semplice operazione matematica: lo ha detto uno, quindi lo pensano tutti.


Come è mio uso e costume, comunque, dinnanzi ad una notizia (soprattutto quando così improbabile), sono andato a verificare... e non per interposta persona, cercando il commento a riguardo di qualcuno, bensì andandomi a cercare la fonte prima.
Sono risalito alla conferenza stampa e me la sono ascoltata.
Perché si, lo capisco bene, quando mi si dice “eh ma io non parlo/capisco la lingua giapponese per cui non posso che affidarmi a terzi” e da lì il potere che detiene chi ha modo di utilizzare questa sua conoscenza... ma dobbiamo sempre chiederci “chi è costui a cui ci affidiamo?”
Ha interessi a riguardo?
Ha possibili paletti che gli impediscono di andare in alcune direzioni?
Fa quest’opera di intermediazione per un qualche scopo o motivo?
Ha dimostrato, tramite passate occasioni, di esser meritevole di fiducia?
In ultimo, ma non per importanza, siamo sicuri che sappia ciò che dice?
Perché io stesso, più volte, esprimendo perplessità su alcune considerazioni espresse da sedicenti esperti, manifestando semplicemente un mio voler conoscere le fonti da cui estrapolano il sapere che poi donano a milioni di utenti tramite i social (e non solo)... più di una volta ho ricevuto in risposta “eh vive/vivo in Giappone da X anni”.
Una risposta che non ha alcun senso logico.

 

Vivere in Giappone: posso decantare tale magnifico super-potere come pregio nel momento in cui mi chiedi i costi nei supermercati: 
“Quanto costa la pasta a Kyoto?”
“Sai, più o meno come in Italia”
“Ma come fai a dire una cosa del genere?”
“Eh, sai, vivo a Kyoto da 10 anni...”
Posso appellarmi a questa caratteristica se mi si chiede del traffico automobilistico in città, del tempo atmosferico, del modo di vestire della gente per strada... ma vivere in Giappone (e poi, anche qui, ci sarebbe una enorme parentesi da aprire:

ma vivi in Giappone da integrato o da recluso?
Fai parte della società giapponese o ti sei segregato in un ghetto di colleghi immigrati?
Hai in un qualche modo approfondito la tua conoscenza della mentalità giapponese o ti accontenti di quel che superficialmente vedi con i tuoi occhi e della tua esperienza, che, per quanto ogni singola esperienza sia importante, rimane comunque un qualcosa di incredibilmente limitato?
E, forse più di tutto, vivi nel senso che su 365 giorni all’anno ne passi 364 in Giappone, o nel senso che ogni anno vieni per una 20ina di giorni in tutto?) non rende esperti in nulla di più.
Io potrei vivere per 10 anni davanti ad un Ospedale (o dentro, anche se non lo auguro a nessuno) ma questo non farebbe di me un dottore o un chirurgo.
Potrei vivere per 10 anni al piano di sopra di una pizzeria ma questo non farebbe di me un pizzaiolo.
Potrei vivere perfino dentro al Palazzo del Governo, ma questo non mi gioverebbe in alcun modo nella conoscenza della politica locale, se non mi cimentassi in studi, approfondimenti, indagini...
Invece noto che, sempre più spesso, esperto è colui che semplicemente “vive in Giappone da X anni” e basta.
In ogni caso, gli esperti hanno aperto le porte.

I commenti, tutti di “io vivo in Giappone da”, furono una battaglia allucinante: la discussione partì abbastanza unanime sul famigerato razzismo dei giapponesi (a tal proposito, la questione mi ha stimolato per un altro Articolo che scriverò appena posso, ma il cui titolo credo proprio che sarà “razzista è chi razzista fa”... giusto per fare un po’ di spoiler), sfociando poi in guerra aperta su chi fosse meno ligio al dovere, chiassoso, sporco ecc...
In parole povere: su quale popolo non usa la mascherina (al supermercato si va ad etti per il prosciutto, ecco, tra espertoni si va a popoli, per il giudizio).
“Io, quando ogni giorno vado al supermercato sotto casa, vedo sempre che ci sono vecchietti senza mascherina e sono tutti giapponesi quindi...”
Mi sembra un buon modo per far statistica, lo proporrei per uno studio ben veloce e comodo di intere nazioni, senza più doverci affidare a lente e lunghe indagini, test, sondaggi ecc ecc
“No, invece io quando vado al baretto vedo che sono sempre gli stranieri a non portare la mascherina”
“Sono i cinesi”
“No, sono gli indiani”
“I peggiori sono gli italiani!”
Ecc ecc

Il 2020 giunge a conclusione, iniziamo l’ultimo mese di questo assurdo anno.
Siamo nel 2000, una data che sembra quasi futuristica...
Abbiamo varcato i confini del nostro pianeta, abbiamo scoperto i misteri delle stelle quanto quelli del più infinitesimale granello di nulla che compone il nostro corpo, abbiamo sondato le profondità del pensiero e governato ogni sorta di energia, visibile ed invisibile... ma ancora non siamo riusciti a capire che non basta uscire di casa per gettare la spazzatura, vedere un passante casuale dal viso con tratti asiatici che sputa in terra e quindi dedurre che i giapponesi, tutti, hanno come usanza quella di sputare in terra.
Non siamo riusciti a capire che gli esseri umani sono un’unica specie e, allo stesso tempo, ognuno un singolo individuo ben specifico ed unico.
E non siamo neppure riusciti ancora a capire che, nella maggior parte dei casi, su Facebook non trovi che cialtronate.

Ah, si, giusto... stavo dimenticando...
A proposito di cialtronate, non ho trascritto il reale discorso del famoso ignoto Ministro:
“Dobbiamo impegnarci con maggior attenzione, in questo periodo di crisi sanitaria, poiché gli stranieri presenti nel nostro Paese potrebbero non comprendere del tutto la nostra lingua e le norme adottate: dobbiamo impegnarci in una maggior efficace e comprensibile comunicazione”.