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Alla ricerca della Santità

Sembra un titolo esageratamente teatrale, ma, dopo che vi avrò raccontato la mia giornata, ne capirete il perché...

 

Ancora Novembre non é concluso ma a Tajimi, nella prefettura di Gifu, fa già un freddo da profondo inverno.

Il mio treno arriva in stazione, ovviamente, come sempre, in perfetto orario: sono le 14:30 di domenica.

Scendo in una piccola stazione, con un grande parcheggio a lato e una bella rotonda davanti. C'è poca gente in giro, quasi tutti anziani, ma il posto non sembra un noioso paese di vecchi: vedo un pachinko, un paio di conbini, un supermarket e quello che sembra un pub. L'idea che il posto mi ispira è quella di una cittadinella un po fuori dalle rotte ma autosufficiente, piuttosto moderna: mi ricorda Rimini, solo che non da sul mare ma, anzi, non troppo distanti vedo boschi e basse montagne. 

Su internet non ho trovato grandi informazioni su attrazioni turistiche: certo, c'è qualche Tempio, qualche Santuario ma nulla di particolare.

Ma, in fin dei conti, non sono venuto qui per quello.

Una passeggiata in quella che sembra la via principale, poi svolto a destra in una strada che mi da l'idea di andar a finire in aperta campagna... ci avrò messo una ventina di minuti ad arrivare in vista dell'ufficio governativo locale e, a pochi metri, nella stessa via, il luogo che stavo cercando.

E' un comune palazzo bianco, quattro piani, che segue altri due palazzi più alti. Il marciapiede si fa largo e permette alle auto di parcheggiare comodamente, un paio di negozietti si affaccian su questo parcheggio e c'è perfino un distributore automatico di bibite.

Una comune porta di legno, bianca, con una piccola insegna infantile, una sorta di nuvoletta dai colori pastello, accanto ad una finestra chiusa, dalle imposte anch'esse bianche. Tutto molto candido, innocente, un po infantile.

A vederlo da fuori mi viene in mente una panetteria o un salone da parrucchieri per donna... non so perché e, in fondo, son due cose del tutto diverse. In ogni caso non mi da di certo l'idea di una chiesa.

E d'altronde non è una chiesa.

Apro la porta e una campanella annuncia il mio arrivo.

Subito alla mia sinistra un piccolo bancone, strabordante di ogni sorta di cianfrusaglia ammucchiata in un caos inenarrabile: braccialetti, statue del Buddah, pupazzetti di Oni (demoni giapponesi) in versione innocenti, giocosi bambini, nonché il tipico vassoietto dei negozi giapponesi: qui, il cliente, poggia i soldi.

La grassoccia vecchietta mi accoglie sorridente, interrompendo il suo chiacchierare con una famigliola (nonna, made e due bambine, di cui una in fasce... tutti clienti). Capisce al volo chi sono, d'altronde non credo che vi siano molti visitatori stranieri. Mi da il benvenuto, dicendomi che il Sensei (先生 letteralmente Maestro, ma vien usato anche per artisti e dottori) mi aspettava intrepido, e mi fa accomodare. Da quel che vedo l'ambiente è un'unica stanza, anch'essa bianca, con un tatami (pavimento di stuoie, tipicamente giapponese. Il termine viene utilizzato anche come unità di misura dell'ampiezza delle case... anche se oramai, per comodità, le agenzie immobiliari usando il comune metro quadrato) su cui si trovano due lettini da massaggiatore. Mi accomodo nel divanetto, accanto a me un attaccapanni ricolmo e un paio di librerie, anch'esse ricolme: libri su religione, ufo, fantasmi, poteri curativi e affini si mescolano senza un senso logico apparente.

Sui lettini due donne, immerse in quello che, a prima vista, mi sembra un massaggio un po di basso livello, per non dire dilettantistico.

Il massaggiatore più vicino a me è un ragazzo, dimostra una ventina d'anni (per cui ne avrà almeno più di trenta), che continua imperterrito e concentrato il suo massaggio. Poco oltre un vecchietto piuttosto in forma mi sorride e si presenta, iniziando con un tentativo abbastanza riuscito di dire "ciao, bella bambina" (anche se io sono un uomo).

Il Sensei ha il potere di guarire ogni cosa con la sola imposizione delle mani: maledizioni lanciate da persone invidiose, malanni (presenti al momento o in procinto di arrivare), insonnia e altro ancora.

Queste le sue parole e la sua fama.

Mentre impone le mani sull'anziana paziente chiacchiera allegramente con me, raccontandomi di esser spesso ospite di illustri personalità in tutto il Giappone, come la settimana prima in Tokyo, dove ha, guarda caso, incontrato un altro italiano da cui ha imparato una prima lieve infarinatura della lingua (che però, dopo l'esordio anomalo, non ha dimostrato ulteriormente). Mi ha chiesto cosa faccio in Giappone, quando son arrivato, come mai e domande abbastanza classiche sul genere. Ho risposto educatamente e così la palla è tornata al centro.

Il sensei, dopo una breve pausa in cui ha fornito un resoconto della situazione tutto sommato positiva alla paziente (a parte una previsione su un brutto dolore ad una gamba che le sarebbe venuto ma che provvederà a breve a debellare, con tanto di dimostrazione: una bella morsa, lampantemente dolorosa, anche se pretendeva fosse solo un poggiar le mani per indicare il punto...), tornò a chiacchierare con me, chiedendomi di guardare un album di foto che la vecchietta al bancone solerte mi consegnò: foto con effetti di luce riflessa, un cielo con qualcosa di sfocato (a mio avviso un grosso pennuto bianco), alcuni templi o santuari e gli immancabili orbs. Ovviamente in tutte le foto era presente anche il Sensei.

Mi fu spiegato, dal cordiale e modesto Sensei e dall'estatica adorante vecchietta, che il Sensei è stato toccato dagli Dei fin dall'infanzia, ha curato di tutto e, recentemente, ha parlato con gli alieni per via telepatica... va specificato che la telepatia non è un potere del Sensei, bensì degli alieni, che lo han graziato di questa conversazione sul tempo e su come loro non abbian bisogno di mangiare... ecco perché nelle foto son sempre magrissimi!

La prova, casomai non ci credessi (e, in tal caso, sarei risultato essere l'unico in quella stanza, a giudicare dalle bocche spalancate e la lacrima di devota commozione della nonna, che traduceva in termini più semplici alla bambina), la prova era la foto del bianco volatile fotografato da un pessimo fotografo: quello era l'ufo.

Ovvio.

A quel punto il primo colpo di scena. La donna sul lettino inizia a parlare, ma non capisco nulla di ciò che dice. Intuisco che stia utilizzando termini piuttosto rudi e una parlata prettamente maschile... guardo meglio, ma il Sensei mi fa cenno di rimanere a distanza di sicurezza. Tatticamente, anche il lieve sottofondo musicale cessa.

La donna, quella che tutto sommato stava bene ma che avrebbe avuto un dolore alla gamba, con gli occhi chiusi continua a delirare. Il suo giapponese è fuori dalla mia portata, ma tutti appaiono scandalizzati, intimoriti e guardano al Sensei come al nuovo Ken Shiro.

Il Sensei impone la mano, la donna si agita in un misto tra la posseduta e la sonnambula. E' uno scontro di volontà: resto a guardare basito, chiedendomi quanto la cosa fosse programmata o se la donna ci credesse davvero.

In ogni caso sarebbe stato meglio provarla una paio di volte, questa scenetta, prima di metterla in prima visione: il Sensei tenta di far sdraiare la delirante donna, ma lei è più in carne per cui finisce lui per scivolare indietro di qualche passo. Decide che è il momento dell'esorcismo, ma la tipa non lo sente e continua... allora il Sensei ci riprova, annunciando l'esorcismo in un attimo di silenzio: questa volta funziona e la donna crolla, stanca ma apparentemente rilassata, in un profondo sonno (così afferma il Sensei) da cui si risveglierà pochi secondi dopo ringraziando il Sensei, prima, quindi chiedendo cosa fosse accaduto (ma il Sensei, per non farla preoccupare, ci fa a tutti l'occhiolino per renderci complici del suo dire "nulla, hai solo dormito un po"), infine la signora, ringraziando e inchinandosi mentre lasciava il posto alla nuova cliente, mi chiese se era stata un'esperienza spaventosa... optai per definirla, educatamente, interessante.

La donna si sedette al mio fianco tessendo le lodi del Sensei fino al mio saluto finale.

Il secondo colpo di scena fu la madre delle bambine.

Il giovane massaggiatore, il cui ruolo è solo di massaggiare in attesa che il Sensei imponga le mani, fa spostare la donna dal suo lettino in quello del Sensei. Il Sensei impone le mani: in fronte, sull'addome, dietro il ginocchio o sotto la pianta dei piedi.

Dopo la versione live de L'Esorcista, nessuno parla: il silenzio è totale, tanto che perfino la vecchietta alla cassa s'è dimenticata di riattaccare la musica. Della qual cosa sono, in realtà, estremamente grato.

Il Sensei, una ventina di minuti dopo, conclude il rito con il già visto mix di segno della croce, disegni astratti sul corpo e suono gutturale (credo rappresenti lo sforzo del rilasciare energia mistica). Quindi la donna, qualche secondo di silenzio e stupore dopo, scoppia a piangere di gioia.

Ammetto che mi sia sembrata davvero convincente.

Torna, sorretta dalla vecchina, presso nonna e bambini: il pianto ha contagiato tutti (per fortuna avevo appena sbadigliato a bocca chiusa, per cui mi son potuto mimetizzare credo dignitosamente), quindi la spiegazione della nonna ha dato anche un senso alla scena...

Il primo parto era stato difficile e faticosa la rimessa in salute (i dettagli mi son sfuggiti, vogliate perdonarmi). Stanca e provata si è ritrovata ancora in felice attesa e, per aggiungere sfortuna alla cosa, il marito venne trasferito lontano. Insomma: stanca, provata, con un neonato da gestire, un altro in arrivo e per giunta sola.

Poteva andare peggio.

Alla fine se l'è cavata egregiamente, le due belle bambine sembravan il ritratto della salute ma...

beh, la mamma non dormiva da mesi ma sotto le mani del Sensei s'era appisolata.

Interessante. Decisi di andarmene.

Il Sensei mi invitò a restare, eventualmente a provare la sua Mano Toccata Dagli Dei.

A malincuore rifiutai l'invito.

Mi invitò a tornare.

Purtroppo abito distante, per cui sarebbe stato improbabile.

In un ultimo (disperato?) gesto di bontà mi donò un talismano, con tanto di gesticolare e grugnire per incantarlo: una bella magatama (una pietra a forma di spicchio di luna... avete presente il simbolo Yin e Yang?) trasparente.

Ringraziai e lasciai il posto.

Fuori faceva ancora più freddo, il cielo si scuriva... è proprio arrivato l'inverno e mi aspettavano un paio d'ore di viaggio per rientrare a casa mia.

 

 

Il Sensei, di cui non farò il nome, era un agente assicurativo in una grossa compagnia. In seguito lasciò la compagnia per fondarne una sua, che chiuse qualche anno dopo. Circa una ventina di anni fa iniziò la sua carriera di guaritore miracoloso, ottenendo una discreta fama tra vecchiette e cerca-santoni. Ne sentii parlare la prima volta a Osaka, città piuttosto distante, il che indica che, in effetti, ha un suo seguito.

Una sua prestazione va prenotata con almeno un mesetto di anticipo (a dire di molti) e consiste in circa trenta minuti di massaggio, per preparare il corpo all'infusione di energia, e trenta minuti circa di infusione vera e propria.

Può curare tutto, anche quello che non sai di avere o che verrà in futuro.

Il costo è di 5000 yen (circa 35 euro al cambio di Novembre 2015).

Purtroppo il Sensei è deceduto nel 2017 a causa di un tumore al fegato.