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11 Marzo 2011~11 Marzo 2016: La Tragedia del Tohoku

Oggi, il 12 Marzo 2016, mi accingo a scrivere questo articolo.
So bene che era ieri, il terribile 11 Marzo, l'anniversario del terribile disastro provocato dal terremoto e conseguente tsunami, ma ieri ho voluto, anche io, come i giapponesi, mantenere quel minuto di silenzio in onore di coloro, tanti, che hanno perso la vita in quei tragici momenti.
Non ho potuto tacere, sui social network, la mia indignazione per la situazione in cui vengono tenuti i sopravvissuti, tuttavia.
In questo mio piccolo, inutile sicuramente, ma sentito contributo, voglio non solo ricordare le vittime di ieri, ma anche, purtroppo, le vittime di oggi e domani.

 

 

 

 

 


Vivendo in Giappone so bene che il rischio di un terremoto è sempre una costante in agguato, una minaccia perenne. Ho fiducia, vivendo in città, nelle strutture, nei piani di evacuazione e nella prevenzione, nonché nella reazione pronta e celere del Paese in casi come questi (indimenticabile, nel caso del terribile terremoto nella regione del Kanto, 1923, quando, ancora non c'erano i mezzi di oggi, in alcuni luoghi che le forze di sicurezza nazionale non riuscivano a raggiungere in tempi celeri, come la Yakuza, la malavita organizzata giapponese, si fosse mossa immediatamente, aprendo i loro magazzini per farne rifugi per i compatrioti), tuttavia la mia sicurezza personale non mi impedisce di osservare con muto dolore alle vittime.

 

 

La mia esperienza col terremoto è avvenuta in Italia, quando ci fu il terremoto in Emilia Romagna nel 2012.

Ricordo ancora la mia abitazione, io mi trovavo in casa in quel momento, iniziare prima a vibrare e poi a tremare.

Ma ciò che più ricordo, ciò che mi tolse ogni volontà di agire e mi lasciò impietrito a subire, sebbene fossi stato fortunato a non riportare neppure un minimo danno di alcun tipo, fu il rumore: non mi riuscì mai di capire cosa fosse stato, non trovai mai traccia di un qualche danno... ma, all'improvviso, sentì con chiarezza il rumore di qualcosa, di qualcosa di grande, di qualcosa di importante, che si rompeva.

Era, allo stesso tempo, il rumore della pietra che si spacca e del legno che si spezza.

Era il suono di qualcosa di terribile, impossibile, inarrestabile.

E non puoi che sentirti piccolo e impotente, dinnanzi a tale dimostrazione di potenza.

 

Non ero in Giappone, ma posso immaginare... purtroppo la mia mente riesce a visualizzare le scene terribili vissute da quella povera gente.

Quello che non posso comprendere, per mia fortuna, è il dolore, il terrore e il senso di perdita.

 

Mia moglie, che è giapponese, ieri mi ha parlato di quando è avvenuto e di come lo ha vissuto.

Lei, per fortuna, abitava lontano dal Tohoku, così lontano da non aver avvertito minimamente la scossa. Ma è giapponese e anche se non ha vissuto sulla sua pelle una tragedia del genere, il suo sangue sa riconoscere che mostro possa essere un episodio del genere.

Lei era al lavoro, in ufficio, nell'azienda che mai si fermava, per nessun motivo... eppure, all'improvviso, il capo sezione venne fuori dal suo ufficio e chiamò tutti a gran voce: "qualcosa di tremendo sta succedendo", mia moglie ricorda ancora le sue parole e il suo viso spaventato.

L'azienda, intera, un grattacielo nutrito fino all'eccesso di lavoratori, si fermò e vennero accese le televisioni: tutti rimasero immobili a osservare, spaventati e impotenti, le immagini della tragedia che si consumava.

 

Nella mia mente si affacciano immagini, odori, suoni...


La vita pacifica di piccole città e paesi, la gente in casa a far le faccende domestiche, gli anziani con i cani a passeggio, i bambini nelle scuole e i lavoratori impegnati in uffici e industrie.

Poi, all'improvviso, tutto inizia a tremare.

La gente si guarda l'un l'altra, ma mantiene la calma: è solo un terremoto e sanno come affrontarlo.

Ma il tremore della terra non cessa, continua e aumenta: tutto diventa confuso, precario, incomprensibile.

Il mondo perde la sua solidità e le leggi della natura sulle quali abbiamo basato le nostre convinzioni, tutto il nostro essere, impazziscono e tremano alla rinfusa.

La gente cade in terra, la gente tenta di scappare, la gente cerca un riparo... ma non esiste un riparo quando è la terra stessa che hai sotto i piedi e tutto ciò che ti circonda ad esserti nemico.

Le cose cadono, le cose si infrangono, le cose si distruggono.

Le macerie e gli uomini condividono gli stessi spazi, lottando per la supremazia in una guerra che non prevede il potersi arrendere ed essere risparmiato, poiché il nemico non ha una morale.

Sono pochi minuti, osservandoli in tranquillità, seduti davanti ala TV... ma quando devi sopravvivere, secondo dopo secondo, diventa qualcosa di eterno, senza fine... è come un'ardua impresa che prosegue per ore, giorni.

Sono pochi minuti, ma già molta gente è morta.

 

Poi tutto si ferma.

Ancora non te ne rendi conto che la terra e le cose sono tornate immobili, perché il tuo corpo ancora è sconvolto dal terrore e si agita, convulsamente, in cerca di una salvezza che, comunque, si rende conto non esistere.

Ma tutto si è fermato. E tiri un sospiro di sollievo.

Sei ancora vivo. Sei salvo.

Non hai il tempo per guardarti intorno, per iniziare a concepire di dover far qualcosa per la situazione di chi, a differenza tua, non è in grado di tirare quel sospiro di sollievo.

Non hai il tempo per ringraziare i Kami, gli spiriti-divinità della religione giapponese, perché tutto svanisce davanti ai tuoi occhi.

 

Per prima cosa posso immaginare che sia stato l'odore.

Nella mia mente i sopravvissuti al terremoto non hanno dovuto assistere con orrore all'arrivo del mare, quell'invasore senza pietà che si è imposto di occupare ciò che non doveva.

Immagino le case, i palazzi, le fabbriche e altro... tutto è più alto dell'uomo e, anche se ora molto è solo un cumulo di rovine, rimane comunque un muro che voglio pensare abbia benedetto con l'ignoranza la tragedia che stava avvenendo.

Ma l'odore, quello non lo puoi fermare con un mero muro di cemento.

L'odore del sale, l'umidità marina che satura l'aria, come quando ci si trova su una nave o in spiaggia durante un acquazzone estivo.

E poi arriva.

Sommerge tutto e tutti, ti circonda e ti penetra dentro.

L'acqua è inarrestabile quanto la terra.

Sfonda quel che era ancora c'era a proteggere, sfascia quel che era sopravvissuto, distrugge quel che era rimasto.

Arriva con la forza del pugno di un dio e si abbatte su tutto e tutti, poi avvolge ogni cosa, stringendola in una morsa dalla quale è impossibile fuggire e, infine, ti entra dentro e ti ruba perfino il respiro.

Quindi, sazia della morte e distruzione che ha seminato, si ritira con tutta la forza che possiede, trascinando con sé tutto e tutti.

 

E ciò che rimane è il nulla.

 

Non l'ho visto, per mia fortuna, ma è questo lo scenario che immagino.

 

Tutto il Giappone è fisso a osservare quei momenti di disgrazia e piange, si dispera ed è preoccupato per gli abitanti di quelle zone, per alcuni così lontane.

Poi arriva l'allarme.

La centrale nucleare.

 

La prima notizia è che c'è stato un malfunzionamento ma che è tutto sotto controllo.

Le immagini mostrano una centrale nucleare in balia di onde e acqua, con parti crollate... un luogo in rovina con, nel suo cuore, la più terribile delle bombe che l'uomo possa costruire, in grado di distruggere immediatamente tutto ciò che la circonda e di dannare per lungo tempo tutto il resto.

I giapponesi rimangono paralizzati dal terrore: il terremoto e lo tsunami li avevano feriti nel cuore, ma la centrale nucleare poteva distruggere le vite di tutti.

Tornano al lavoro, lentamente, perché non c'è più nulla che possano realmente fare, ma, per il resto di quel giorno, nessuno riuscirà davvero a lavorare: la mente continuerà a rivedere quelle scene e il corpo non potrà far altro che tremare.

 

Arrivano le prime notizie, per radio, TV e giornali: il Giappone può dormire sonni tranquilli, il Governo e la Tepco, la grande azienda che si occupa della centrale nucleare, hanno tutto sotto controllo.

La centrale non è a rischio, non ci sono radiazioni, non ci sono problemi... semplici crolli nella struttura la fanno sembrare una brutta situazione, ma non c'è nulla di cui preoccuparsi: va tutto bene.

Ma la gente non si sente così tranquilla...

 

Non si sentono tranquilli i giapponesi e non si sentono tranquilli gli altri popoli.

Così arrivano gli stranieri, impongono la loro presenza e poter osservare cosa realmente sta accadendo... e così il muro di bugie intessuto dal Governo e dalla Tepco crolla: la situazione non solo è grave, ma c'è un enorme rischio che diventi letale.

I Kami, che poche ore prima avevano distrutto tutto con la loro ira, si erano forse, in seguito pentiti, perché se quella centrale oggi non è l'epicentro di una zona morta è solo perché qualcosa che non doveva rompersi si è rotto.

Una frattura, acqua che entra inarrestabile... è questo che ha salvato la situazione: un qualcosa che si rompe salva le vite di tutti.

 

Il popolo giapponese è terrorizzato e si sente tradito da un Governo a cui aveva dato fiducia, si sente mortificato perché la Nazione e il Popolo stesso vengono trattati come bugiardi e incompetenti: vergogna, paura, rabbia, delusione, lutto... quanto può sopportare un uomo, tutto in una volta sola?

 

Il Governo cambia, vengono emesse le dimissioni e chieste scuse... ma non basta solo questo.

Nel frattempo molti stranieri impongono la loro presenza nel controllare la situazione.

I problemi vengono a galla e viene ammesso tutto: siamo tutti vivi solo per un colpo di fortuna.

Perché la fortuna aveva impedito l'esplosione nucleare e la fortuna era rimasta ad aleggiare nella zona mentre non veniva fatto assolutamente nulla di degno, nulla di competente, per cercare una certa sicurezza, stabilità.

Mesi sono passati in cui il Paese del Sol Levante è sopravvissuto solo grazie alla fortuna.

 

La situazione viene presa di petto: il mondo al fianco del Giappone si muove per risolvere la crisi.

 

La crisi, però, non può essere risolta... ci vorranno decenni perché questo possa accadere, ma, intanto, può essere contenuta e tenuta a bada.

E allora sistemi e piani per bloccare quel grande mostro che si agita nel cuore della centrale distrutta, per nutrirlo e tenerlo dormiente, mentre si aspetta che si stanchi e, finalmente, sia possibile cacciarlo via.

E intanto, ogni giorno, orde di uomini di tutto il mondo, al fianco di moltissimi giapponesi, lavorano per questo.

 

Ma assieme agli uomini di buon cuore, quelli che vogliono salvare la vita anche a persone di cui, lontani migliaia e migliaia di chilometri potrebbe non importanti di meno, assieme a costoro arrivano anche gli sciacalli.

Le TV italiane impazziscono: la centrale nucleare è esplosa, una nube radioattiva ha oscurato Tokyo, le radiazioni hanno imbevuto il terreno, prima, e il mare, dopo.

 

Certe volte, passeggiando, mi capita di vedere un parco dove, seduti su delle belle panchine, degli anziani chiacchierano... mi viene voglia di poter riprendere questo momento, di fissarlo in un video, senza doverci aggiungere nulla e di renderlo pubblico.
Poi ci penso: ma a chi importa? A chi realmente interessa guardare per 5 o 10 minuti una scena così?
Oggettivamente: a nessuno.
Allora guardo altri video, video con milioni di visualizzazioni... e sono scene di rapine, violenza, litigi, offese, guerra.
Allora capisco anche perché è avvenuto tutto ciò.

A nessuno interesserà questo articolo, come non interesserebbe il video sugli anziani al parco.

La gente ha fame di scoop.

Al cinema può vedere grandi storie, eventi epocali, film che sembrano del tutto reali, grazie alle grandi tecnologie moderne, e l'animo di tutti si è assuefatto sempre di più a emozioni sempre più forti.

 

Non siamo più capaci di percepire il delicato.

 

Così, tutti vogliono, consciamente o meno, leggere qualcosa di incredibile, qualcosa di forte.

Così l'articolo onesto di chi racconta la situazione per quella che è non viene letto, viene dimenticato e, più spesso, neppure vien preso in considerazione dal giornale o dal programma televisivo.

E' l'articolo forte, che sia vero o meno non ha importanza, che attira occhi e orecchie... e quindi soldi.

E quindi la centrale nucleare di Fukushima (che non si trova nella città di Fukushima ma nella sua prefettura... è un po' come parlare di un "Incendio di Bologna" per qualcosa che, in realtà, è avvenuto a Porretta Terme) è esplosa, le radiazioni stanno uccidendo tutti, il Governo mente, gli scienziati fanno esperimenti su inconsapevoli cavie umane, ecc ecc...

 

Tutto questo è continuato fino allo scorso anno.

No. Non è vero, per alcuni, quelli che la dignità l'han lasciata a casa quando han deciso di metter la giacca da lavoro, ancora continua e chissà per quanto tempo continuerà.

Perché è comodo: il Giappone, rispetto all'Italia, è ben distante, per cui chi vuoi che scopra mai cos'è successo e cosa sta succedendo. E poi nella prefettura di Fukushima non ci va nessuno, non ci sono mete turistiche, per cui nessun problema...

 

Ma il problema c'è.

E proprio gli italiani, forse più di tutti, dovrebbero comprendere e capire la situazione, invece di gridare allo scandalo... perché l'Italia ha subito e sta subendo tragedie naturali simili, a causa di terremoti e frane, e gli italiani dovrebbero comprendere, percepire a livello fraterno, il dolore, la paura, la disgrazia...

perché, in quelle zone, la gente, come gli italiani, ha perso molto se non tutto... a partire da amici, affetti e familiari.

 

L'area non ha mai subito contaminazione radioattiva.
 

Le testimonianze, i dati, non solo giapponesi ma internazionali, lo mostravano in diretta.

Ma in Italia queste dirette venivano evitate, veniva detto che era un'area di morte ma mai nessuno mostrava realmente questa morte.

 

Prima 30 e poi 20 chilometri attorno alla centrale nucleare vennero dichiarati "zona proibita", non perché ci fossero radiazioni, quelle non si sarebbero né fermate né sarebbero in alcun modo diminuite dopo meri 30 chilometri, né perché il mare veniva invaso da scorie radioattive (ho visto immagini di rilevamenti fatti da ignoti che sfiorano il ridicolo).

La zona era proibita per questioni di sicurezza, perché la centrale era una bomba sul punto di esplodere e se fosse accaduto, oltre quell'area, forse si avrebbe avuto il tempo di correre ai ripari.

Ma è più epico e sconvolgente parlare di una zona di radiazioni, rievocare Chernobyl (alcuni dissero addirittura che la tragedia di Fukushima era decine di volte più grave di quella avvenuta in Russia)...

 

Li chiamano "bambini radioattivi".

Li chiamano "germi".

 

Quante volte si è parlato di Ijime, la parola giapponese che sta per bullismo (ma, il bullismo, anche qui, nonostante gli amanti dello scandalo dicano il contrario, non è un'invenzione giapponese).

Grazie a questi giornali, a queste false voci, a queste notizie create per accumulare denaro sulle spalle delle disgrazie e della gente che le vive, sono questi i nomi con cui sono stati chiamati alcuni bambini che vengono da quelle zone (una ragazzina, addirittura, nemmeno dalle "zone proibite" veniva, ma da tutt'altra parte, ma essendo comunque all'interno della prefettura, si è beccata tutto il marcio del cuore umano).

Perché in Italia ci han pensato i peggiori media ad avvelenare il cuore degli italiani, in Giappone ci ha pensato la politica.

Quello stesso Governo che si dovette ritirare con disonore dinnanzi alle bugie che aveva divulgato (solo perché in parte era davvero ignorante di ciò che avveniva e in parte perché non sapeva che pesci pigliare... e c'è un motivo se oggi quegli uomini sono tra i più odiati e detestati dal popolo giapponese... ed è ben raro che ciò accada, perfino per i criminali di guerra i giapponesi son riusciti ad esprimere parole di perdono...), col sorriso e chiedendo fiducia e supporto, è tornato, dopo un po', a rivolere la sua poltrona e allora ancora oggi, perfino durante il giorno in cui si ricordano, in silenzio, rispetto e cordoglio, i caduti della terribile tragedia, si è messo a gridare e far sceneggiate davanti al Palazzo del Governo Giapponese, parlando di menzogne e trucchi.

 

Al mio paese si suole dire "il bue che da del cornuto all'asino".

 

Ma quest'anno molte menzogne, alla fine, son dovute crollare.

Dopo anni in cui si sono visti filmati della zona, una zona dove la vegetazione è tornata a riprendersi la terra, una vegetazione rigogliosa e animali, alcuni domestici inselvatichiti e altri selvaggi di base (come molti cinghiali), hanno trovato un pascolo libero dove l'uomo non disturba più la natura.

(Si, qualcuno ha parlato già di cinghiali radioattivi pericolosissimi...ma perché, con tutta questa fantasia, non si mettono a scrivere romanzi? Sarebbero dei best sellers!)

Perfino chi ne ha fatto un punto saldo del proprio stipendio, ha dovuto cambiare linea e ammettere come stanno le cose: servizi internazionali, giornalisti a cui è stato permesso di accedere alla famosa "area proibita" (senza tuta e scafandro... cosa che già, illegalmente, avevano fatto per anni fotografi e videomaker assetati di verità... o forse solo di fama... in ogni caso, oggi, ancora in salute) e hanno mostrato, alcuni perfino in diretta, i contatori Geiger.

 

A 1 chilometro dalla centrale nucleare ci sono meno radiazioni che nel centro di Roma.

 

E' così che ieri ho deciso di onorare le vittime di questa tragedia: tentando di ridare loro la vita.

 

Perché nel Tohoku c'è gente che ha perso tutto e che non riesce a ritornare ad una vita normale, perché il commercio è ferito a morte, a causa delle menzogne e la propaganda politica, perché non sono le radiazioni che stanno uccidendo quelle terre e quelle persone, ma la fame, la mancanza di un posto di lavoro, la mancanza di vendite... è la cattiva fama su cui guadagnano alcuni che sta uccidendo molti.

Ieri l'ho detto ovunque potevo, nei social network.

Alcuni hanno voluto indagare e osservare più attentamente per conto proprio (ci mancherebbe che io pretendessi di esser creduto sulla parola... uno sconosciuto che parla di vecchietti al parco contro giornalisti che nulla hanno da invidiare a Steven Spielberg...).

Altri, non molti ma, tristemente, troppi, hanno reagito dandomi del bugiardo.

 

Come si suol dire "io vengo da casa del morto e tu mi vuoi convincere che è vivo".

 

"Certo, ora è colpa della stampa italiana se a Fukushima il commercio si è fermato."

"Fino all'anno scorso c'erano le radiazioni e ora tu mi vuoi dire che non ci sono più?"

"La centrale nucleare è esplosa."

"Non mangerei pesce di Tokyo neppure per tutto l'oro del mondo."

Ecco da dove nascono i "bambini radioattivi".

 

La tragedia del Tohoku è stata una terribile tragedia ed è ben lungi dall'essere risolta.
Sia per colpa della centrale nucleare.
Sia per colpa di ognuno di noi.