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Una bella giornata d'inverno in Giappone

A volte mi domando cosa mi spinga a scrivere riguardo il Giappone: quando molto (certamente non tutto, ma, purtroppo fin troppo spesso, anche troppo) è già stato detto e scritto.

Mi ritrovo a pensare ad un mio me stesso di tanti anni fa, un me stesso che si trova in Italia e che cerca informazioni sul Giappone, un me stesso genuinamente curioso: cosa avrei voluto sapere? Cosa avrei voluto leggere? Cosa, tra le tante differenze tra questo Paese e il mio, avrei voluto poter vedere?

È un pensiero egoistico forse, porsi come proprio modello di spettatore, ma è, per me, un punto di partenza.

Tuttavia, anche quando ho trovato un argomento, prima di iniziare a scrivere sull'onda della pura passione, continuo a fare un errore: non volendo ripetere le parole di altri, non desiderando saturare la rete di cloni di altri articoli o video, cerco cosa è già stato detto o scritto a riguardo.

È un grosso errore, il mio, perché nella vasta marea di catrame che insozza la rete si trova tanto materiale che davvero non ha alcun senso di esistere.

Ne capisco il perché della nascita, ma davvero, una volta che, finalmente, il mio istinto masochista mi ha saturato di rabbia e delusione, mi accorgo che c'è tantissimo da dire: tantissimo, e solo perché quel "troppo" che abbaglia fin troppi è davvero urticante.

Non mi voglio lanciare in guerre e diatribe online, cosa che gioverebbe di sicuro alle mie visualizzazioni (se si sceglie con saggezza il nemico: qualcuno di più alta visibilità al quale agganciarsi per "risucchiarne" gli spettatori), perché lo trovo triste come metodo (anche se so che funziona) e, soprattutto, perché nel mio intento primario c'è il trattare un argomento e mostrare ad altri, lontani, ciò che qui i miei occhi vedono.

 

 

Leggevo giusto qualche giorno fa, su internet, che, oggi, un "tag" (una parola chiave da immettere nel proprio lavoro, di modo che chi la digita nelle ricerche venga indirizzato al proprio sito) molto in voga in Italia, ad esempio, è quello sul tema immigrazione: trattare di questo, cercando molte visualizzazioni (ma senza necessariamente, realmente, dare un contributo) è una strada a due corsie.

Da un lato si può puntare sulla rabbia di alcuni italiani sulla situazione dell'Italia stessa, lo stato d'animo di chi vive una politica corrotta che ha portato ad una crisi lavorativa e che mantiene il popolo arrabbiato (a volte gli uni contro gli altri, a volte contro fattori esterni), la fame e la disperazione per mostrare un'illusione di benessere.

In questo senso bisogna trattare del Giappone dipingendolo come un paradiso dove non ci sono problemi, dove tutti vengono accolti a braccia aperte, dove basta avere il coraggio (e si tralascia il dettaglio che il coraggio non paga il biglietto aereo) di partire per guadagnarsi un posto d'oro, immersi nella sicurezza e nella bambagia, per sempre.

Certo potrei farlo, non sarebbe in realtà neanche difficile: mi basterebbe prendere i più rinomati dei pregi del vivere in Giappone, metterci anche solo giusto un accenno (per giustificare il tag) sull'immigrazione, e poi condire il tutto con le mie personali esperienze più belle.

1/3 di chi naviga in Internet (quasi sempre i più giovani o i più creduloni) leggerebbe le mie parole colmandosi di aspettativa e si sentirebbe meglio, sognando un sogno che non esiste.

 

Ma siamo soltanto ad 1/3, sebbene forse in realtà è un bacino di utenti numeroso e  che si fa sentire.

L'altra strada che si può percorrere è quella della rabbia mista a invidia: non è solo l'Italia ad avere problemi, anzi, ci sono altri posti, che spesso vengono adulati (spesso in questi casi si lascia intendere che ci siano "altri scopi" tra le righe), ma che in realtà sono messi molto peggio.

Parte del trucco è mettere gli uni contro gli altri ("gli altri sono illusi, noi abbiamo aperto gli occhi"), parte è semplicemente un continuo elencare ciò che di negativo c'è. 

Il Giappone è un Paese perfetto? No. Chi lo ha mai detto? Nessuno, ma chi sceglie questa strada deve mettere in bocca ad altri parole mai dette, scopi segreti e via dicendo.

È una "guerra di poveracci", ma è un metodo che attira: scoprire le verità nascoste e i piani subdoli, vedere il marcio nascosto dietro il paravento dorato... anche qui basta anche solo un accenno all'immigrazione, le difficoltà per chi arriva, la vita difficile dell'immigrato in un Paese con regole molto ferree (così ferree però che chi ne parla descrivendolo come "impossibile" si trova, guarda caso, sul posto).

 

È tutto molto semplice, chiunque può riuscirci, volendo.

Scegli la via della Luce? Mostra qualche bel tempio, una via commerciale colma di giovani sorridenti, un parco giochi, un ristorante.

Scegli la via delle Tenebre? Mostra i volti semi-addormentati sugli affollati primi treni del mattino in un giorno lavorativo.

Attacca il "famoso" di turno che si trova nelle schieramento opposto, ma ricorda di farne il nome (così lo puoi inserire nei tag). Se qualcuno ti smentisce puoi anche difenderti, ti farà sembrare più "umano" e imperfetto, ma in questo caso guarda bene alla situazione: se chi ha mostrato le tue falle non è un "big" non ha senso citarlo direttamente, gli daresti solo notorietà.

Ogni tanto collabora con i colleghi del tuo schieramento, una voce solitaria spesso non viene creduta ma le pecore amano seguire il gregge: creane uno o unisciti ad uno già esistente (cosa più semplice: devi solo ripetere quello che dicono, cambiando solo il soggetto di volta in volta).

 

Che depressione.

Smetto di leggere su internet e chiudo youtube per estraniarmi da tutto questo. Mi metto a chattare con amici giapponesi e seguo un pò i loro discorsi, i loro canali, i loro blog... quando parlano dell'Italia non fanno così, dicono quello che vogliono dire senza badare troppo a visualizzazioni, tag o guerre intestine. 

E mentre fuori cade copiosa la neve mi accorgo che in realtà non c'è più nulla da dire sul Giappone, non ne ho più voglia di parlare.

Perché se ne parlassi verrei trascinato ancora in litigi, attacchi, complotti e complottini: non ne ho proprio voglia.

Mi stacco da tutto questo e vago un po' su Twitter leggendo e rispondendo a "cinguettii" che riguardano un qualche evento in un Santuario, l'uscita di un videogame interessante, opinioni su un ristorante.

Rispondo a chi parla dell'Italia su qualche blog o gruppo Facebook: mi torna il buonumore e mi rilasso.

 

Poi, mentre sto per mettere da parte la tastiera bluetooth che uso per scrivere questo blog, vedo che ho un messaggio sulla Pagina Facebook: qualcuno che mi saluta e che mi chiede come sto.

Qualcuno a cui non interessa se il Giappone è il Paese Perfetto, qualcuno che non cerca la Verità su quanto è Orribile, qualcuno che non sta a sentire le polemiche e che, con ogni probabilità, un articolo come questo nemmeno gli passa per l'anticamera del cervello di perder tempo nel leggerlo.

Allora chiacchiero un po' con degli italiani, quelli che si trovano nel rimanente, silenzioso ma importante (almeno per me) ultimo 1/3: quelli che, come io stesso prima di arrivare qui in Giappone, vuole solo sapere, conoscere, vedere, passare un po' di tempo in relax, senza cercare professori che insegnino, detective che svelino, profeti che mostrino luoghi inesistenti (nel Bene o nel Male).

È allora che mi ritorna la voglia di scrivere o di fare video, di mettere online le mie (pessime) foto e di raccontare quello che mi capita quotidianamente.

E anche se so che ogni singola parola verrà vagliata (e darmi del "paranoico", del "complottista" o del "qualcuno troppo montato" non mi farà cambiare idea, anzi dimostra che anche questa volta sono stato letto/ascoltato) e farà nascere altre polemiche, altri articoli o video di "risposta" (anche senza dire di esserlo, d'altronde non ho una grande visibilità per cui c'è poco da "succhiare" dal bacino dei miei visitatori)... ma a questo punto siamo in ballo e continuiamo a ballare.

Se un giorno vedrete che non produco più nulla in italiano ma mi son dato del tutto e solamente al dialogo in giapponese, ora sapete il perché.

Ma fino ad allora sono qui, sono qui per raccontarvi le mie giornate, il mio Giappone, il Giappone che vi basterebbe aver modo di visitare (lo so che non è facile per tutti) per vedere che è quello con i piedi per terra, quello fisico, toccabile, visibile, udibile...

 

E mentre un'altra fredda giornata d'inverno passa, lentamente, finisco di scrivere anche questo articolo: come sempre decido di non rileggerlo... se ci sono degli errori mi verranno fatti notare e metterò a posto la grammatica, ma i sentimenti, quelli voglio che restino impressi così come sono nel momento in cui sciamano fuori dalle mie dita.

Finisco, metto un titolo (è la parte spesso più difficile!!) e cerco di infilare più tag possibili, citando utenti famosi a più non posso o cercando nei siti che elencano i tag più ricercati, e li infilo, anche se magari non c'entrano nulla.