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Questione di punti di vista

Mi sono chiesto più e più volte come fosse possibile avere opinioni così differenti riguardo allo stesso posto, il Paese in cui si vive.

Ovviamente alcuni aspetti del luogo geografico preciso in cui ci si trova possono influire notevolmente: un triestino abituato al tipico forte vento della sua zona potrebbe trovarsi spiazzato, agli inizi, nel cominciare una nuova vita in Okinawa, l'estensione tropicale del Giappone, così come un siciliano, nato e cresciuto nelle terre baciate dal sole soffrirebbe il gelo dell'Hokkaido.

Ma al di là di questo, quello che in realtà mi perplime sono le diverse opinioni sugli stessi dati: l'ordine delle grandi città, il funzionare della sicurezza, il tenore e la dignità della vita...

me lo sono chiesto e, improvvisamente, oggi, mentre mi ciondolava la testa seduto in treno, mi è giunta una risposta... e mi sono accorto di quanto fosse ovvia e banalmente semplice.

 

Oramai molti degli amici italiani che, oltre me, seguono vari blogger e YouTuber italiani che vivono (o che ne parlano senza neppure viverci e quindi ignorando alcuni aspetti) in Giappone, mi hanno posto una domanda: ma è vero che le case dei giapponesi sono così sporche?

Non so da chi sia partita tale affermazione, o chi l'abbia poi ripetuta, ma la domanda mi ha sempre lasciato spiazzato: è una questione che non mi è mai saltato in mente di trattare.

Dopo le prime volte che questa appariva mi limitavo a rispondere, tanto che, dopo aver ribadito la mia opinione a riguardo, mi ero convinto quasi a farci un video a riguardo.

Ma cosa dire? 

In che modo parlare di un'abitazione di un giapponese?

Mettetevi nei miei panni: qualora un tedesco o un francese o quel che è vi chiedessero "ma le case degli italiani, come sono?" cosa rispondereste?

Il primo impulso, io penso, sarebbe quello di basarsi sulla vostra stessa esperienza: casa vostra, quella dei vari parenti, le case degli amici che avete avuto modo di visitare... 

ed è stato proprio mentre mi rimbalzava in testa questa frase ("che ho avuto modo di visitare", intendo) che la risposta a questa e molte altre domande sulle opinioni riguardo la vita in Giappone per un italiano mi è balzata in mente: esperienze personali.

Torniamo un attimo all'esempio da cui nasce questo articolo: come IO vedo le case dei giapponesi?

Risposta: immagino che la casa di un ricco giapponese sia grande, ma comunque meno se paragonata alla stessa di un equivalente economico italiano. La immagino dotata di una mobilia funzionale, con poche chincaglierie ma molti apparecchi tecnologici atti a soddisfare anche le più viziose delle necessità.

E quella di un uomo molto povero?

Purtroppo temo che sia piccola, male illuminata, caotica dei pochi averibstretti in ancor meno spazio.

Potremmo andar avanti per ore con i vari esempi dei vari tipi di esseri umani, unici e distinti, che vivono in questo Paese (come unici e distinti lo sono gli abitanti di ogni luogo)...

ma serve una risposta valida, concreta, precisa... e allora parliamo di casa mia, di casa dei miei suoceri, di casa dei miei amici e di qualche collega.

Certo ci sono delle differenze, a volte anche notevoli, con le case italiane: la mancanza del bidè e la presenza del famoso tunisino che ne fa le veci direttamente nella tazza del water, il bagno che parla da una specie di citofono per avvertire che la vasca da bagno è piena e pronta per fare un bel bagno caldo (o meglio: per lessarsi vivi nell'acqua bollente, temperature di poco inferiori a quelle del magma), la presenza di un ingresso in cui vengono lasciate le scarpe, il tatami e il futon (non in tutte le case presenti, comunque)... 

e sul livello di pulizia? 

Devo portare la mia esperienza, giusto?

Beh, allora posso solo dire che le abitazioni in cui sono stato (vedi sopra) erano sempre tutte pulite (anche quando la mia visita era inaspettata!), per nulla un livello di igiene e pulizia diverso da quello standard italiano.

Conosco solo gente ricca?

Decisamente no, ma di sicuro conosco gente pulita e che vive dignitosamente per il proprio tenore.

Concludiamo?

Bene, alla domanda "ma le case dei giapponesi sono sporche?" non posso in alcun modo rispondere affermativamente, esisteranno abitazioni sporche di gente che non ha a gran cuore l'igiene, ma non ne ho esperienza.

 

Ma allora? Da dove nasce questa affermazione? O, ancora più importante, perché viene detta/scritta?

Partendo dal presupposto che l'autore/autrice non voglia deliberatamente mentire (oggi va di moda addossare difetti su difetti al Giappone, anche quelli inesistenti), l'unica risposta torna al punto precedente: esperienze personali.

L'autore/autrice X ha avuto modo di frequentare (immagino vari luoghi e in occasioni diverse, altrimenti non si sarebbe potuto far l'idea che questa sia condizione comune e generale) abitazioni sporche. 

Come questo sia possibile dipende da tanti fattori: potrebbe vivere sfortunatamente in condizioni disagiate e quindi essersi fatto amici nelle stesse condizioni, potrebbe frequentare gente con scarsa cognizione dell'igiene e dell'importanza di questo nella vita quotidiana... che sia per sorte o per scelta, è comunque un dato di fatto che se questa affermazione è rimbalzata per varie "bocche virtuali", evidentemente  qualcuno l'ha detta/scritta, nata dalla sua personale esperienza.

C'è da stupirsi?

Purtroppo no.

Anche in Italia è innegabile che ci siano persone sfortunate che non possono curare più di tanto le condizioni igieniche della propria abitazione, com'è vero anche che ci sono elementi che non se ne curano perché non la reputano importante.

 

Abbiamo un dato di fatto, così semplice e ovvio che mi sento un po' tonto a non averci pensato subito: ognuno racconta ciò che vede, ciò che vive... racconta come vive.

E da qui tutto il resto è facile da spiegare: autore di blog X scrive che il Giappone è un posto affascinante e romantico (e tralasciano chi lo fa per fini commerciali, ovviamente)? 

Evidentemente ha la fortuna (e magari se l'è sudata, questa fortuna... ma non è questo il punto) di vivere in un bel posto, circondato da vari affetti, amici, una buona situazione economica e un tenore di vita dignitoso.

Lo YouTuber Y afferma che il Giappone è costoso ma divertente e luminoso?

Probabilmente vive in posti come Shinjuku, pieni di grattacieli, locali, altamente frequentati da belle persone, magari in una grande città. 

Oppure ha tanti amici e un pub "di fiducia" che frequentano, ma ha un lavoro che non gli offre entrate mensili che gli possano permettere lo stile di vita che vorrebbe e quindi percepisce il tutto come "costoso", anche se non necessariamente lo è ("oggettivamente", se possiamo usare questo termine, parlando).

E l'utente Facebook che vive in Giappone e dice che le case dei giapponesi sono sporche?

Sfortunato a vivere (di per se o con) in condizioni sfortunate, ad avere amici/parenti in queste condizioni oppure... è meglio che riveda le persone di cui si circonda!

E quel commento anonimo che dice che vivere e lavorare in Giappone fa schifo? 

Quella foto di impiegati distrutti che dormono in pose scomposte in luoghi improbabili con commenti del tipo "è questo il destino di chi vive in Giappone"?

Beh, intanto che fantasia ad andare a beccare un momento del genere e aver avuto la prontezza di farne uno scatto (è capitato anche a me una volta... ma una!), ma se riesce a commentarla (credendoci!) così allora mi dispiaccio per la vita dura ed evidentemente priva di soddisfazioni che fa: se dell'arco della sua giornata, ciò che vede e gli rimane più impresso, tanto da divenirne testimone, è questo... evidentemente il resto non era, purtroppo, migliore.

Io del mio tragitto da casa a lavoro ho l'immagine mentale del bellissimo Tempio Buddhista che costeggio. 

Magari in una giornata particolarmente faticosa, dove ho avuto solo insoddisfazioni, litigi o comunque che è andata male, del Tempio non me ne può fregar di meno.

In una giornata particolarmente bella magari ricorderò maggiormente ciò che l'ha resa tale.

Ma di un "giorno qualsiasi", probabilmente è quel Tempio che mi rimarrà in mente.

O il pranzo.

 

Ho in mente uno spezzone di un film: il protagonista ne sta passando di cotte e di crude, non è per nulla messo bene, non ha un soldo e ha pure fame e sonno.

Se ne sta in piedi in una metropolitana, schiacciato da una marea di omini grigi, tutti con la faccia triste e mezza addormentata che abbiamo un po' tutti quando la mattina d'inverno ci ritroviamo alle 7 a dover andare a lavorare.

È l'immagine del disagio.

Se lo avessero fermato ed intervistato, cosa avrebbe detto riguardo alla sua vita, situazione, luogo?

E nella stessa metropolitana, il giovane ragazzo innamorato che, nonostante la pressione degli esami, con le cuffie nelle orecchie che mandano la sua canzone romantica preferita, mentre va all'università sapendo che lì incontrerà la sua amata... ha la stessa faccia? La stessa espressione?

Le persone accanto a lui sembrano davvero le stesse, grigie e tristi, di prima, nonostante sia lo stesso punto della stessa metropolitana?

Punti di vista, condizioni, esperienze e emozioni: il Giappone (e così il resto del mondo, in realtà) è uno solo, non cambia attorno al singolo ma è il singolo che lo vede diverso, a seconda degli occhi con cui lo guarda o lo può guardare.