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Una semplice passeggiata

Mi capita, alle volte, di trovarmi stupito davanti alla semplicità della vita giapponese. Certo, pensando a metropoli come Tokyo o Osaka, un'affermazione del genere è a dir poco folle... o forse no?

 

Nel quartiere di Nakatsu, subito a nord-est della lussuosa e splendente Umeda, il quartiere elegante di Osaka, vive un'anziana signora.

Il sole non è ancora sorto, nonostante nel Paese del Sol Levante usi presentarsi anche alle 5 e 30 al mattino, che l'anziana signora è già sveglia, con i vestiti semplici, a fiori, sempre in ordine e i capelli ben raccolti. Così, pronta ben prima che gli altri familiari si siano ancora svegliati, esce di casa.

Casa sua è una bella casetta a due piani, col tetto a spiovente, alcuni fiori in vaso tra le cui piante si nascondono un paio di Tanuki. Sul retro un piccolo giardino, protetto da un basso muretto.

Dalle finestre del pianterreno (o primo piano, come lo definiscono i giapponesi) si intravedono piccoli bassorilievi in legno dal tema floreale, semplici dipinti di colorati, piccoli uccelli, ma, soprattutto, gli impegni casalinghi: calendari pieni di appuntamenti con dottori, assicurazioni e altro del genere. Le tendine di candido pizzo sono sempre scostate, poiché non vi è nulla da nascondere.

Al piano superiore si possono vedere a volte dei panni stesi.

Dalla casetta, che da su un incrocio tra una via che serpeggia in salita verso il vicino fiume Yodogawa e un viottolino che precipita verso la zona residenziale, passando umilmente per il retro, esce alle 4 del mattino circa, osserva il cielo per predire se farà sole o pioggia, testa l'aria per capire se sarà caldo o freddo, poi, lentamente, con la sua vecchia bicicletta dal grande cestino anteriore, si dirige verso il vicino Family Mart, il convenience store (o conbini, come lo chiamano i giapponesi) aperto 24h su 24.

Fa la spesa, ha lasciato la bicicletta fuori (rigorosamente senza catene o lucchetti), e, con due nelle buste piene di ciò che ha comprato, senza indugi torna alla sua bella casetta.

L'anziana signora è vedova da vari anni, vive col figlio, un impiegato di una grande azienda (la cui moglie, docente universitaria, vive a Tokyo per 5 giorni a settimana) e le due figlie.

Prepara la colazione ai tre che, uno alla volta, man mano che il giorno nasce, escono salutandola per dirigersi verso i loro impegni: il padre in azienda, la figlia maggiore alterna l'università con il lavoro part-time in un negozio di vestiti nel quartiere di Honmachi, la figlia più piccola, infine, uscirà per dirigersi alla sua scuola (che in Italia definiremmo media).

L'anziana nonnina inizia le sue faccende di casa, iniziando sempre dall'innaffiare le piante fuori, poi da un po' di cibo (avanzi di pesce e riso della colazione) ai gatti del quartiere, quindi si aprono le finestre della bella casa e iniziano le pulizie.

I panni stesi al sole, nel piccolo giardino, oppure che fanno capolino dalle finestre, se fuori piove. C'è sempre un solo futon che fa mostra di se, segno che in casa solo una persona usa ancora l'antico letto tradizionale giapponese, mentre il resto della famiglia si è adattato ai comuni letti che tutti conosciamo.

A metà della mattinata si iniziano a sentire deliziosi odori provenire dalla bella casetta e chi si trovasse a passare vicino, vedrebbe, dalle finestre che danno sulla candida e pulita cucina, l'anziana signora, sorridente, che si prepara il solitario pranzo: piatti semplici e mai abbondanti. Solo un vizio si permette, l'anziana signora: un dolcetto a fine pranzo, un piccolo biscotto coperto di crema, un cioccolatino a forma di foglia oppure un mochi (dolce di riso con ripieno di marmellata di fagioli rossi).

Lo gusta felice, guardando vecchie serie televisive sui samurai in TV, annuendo quando, vedendo un tempio o un giardino famoso, ricorda il nome del posto.

Nelle prime ore del pomeriggio, se il tempo atmosferico lo permette, la so può intravedere curva sulle piante del suo giardino, a prendersene cura, oppure in casa a ricamare.

Sbriga altre due compere prima dell'arrivo della più giovane nipotina, che subito va al piano di sopra a fare i compiti.

La maggiore arriva più tardi, uscendo subito dopo per un appuntamento con le amiche da cui tornerà dopo cena. L'anziana signora attenderà il suo ritorno prima di andare a dormire: non per preoccupazione ma perché è così che ha sempre fatto.

Se si avesse l'udito fino si potrebbe udire il suono del messaggio ricevuto del vecchio telefonino, non certo un moderno iPhone dalle mille applicazioni ma un comodo e utilitaristico telefonino rosa. Arriva assieme agli ultimi raggi di sole e avverte che anche il figlio sta tornando a casa, per la cena o meno.

La cena, ancora squisiti odori che si sprigionano dalla bella casetta, un pasto ben più impegnativo e sempre ben pensato, di modo che tutti possano pasteggiare felici, anche se, man mano che gli anni passano, l'anziana signora cena sempre più spesso in coppia con la nipotina più giovane, sapendo che presto, se i Kami vorranno, sarà sola a cenare molto spesso.

E piano piano le luci delle case si spengono, lasciano il posto alla quiete della notte. Le finestre della casa, anch'esse, si spengono una alla volta, fino a che solo i riflessi della TV, che trasmette spettacoli di anziani cantanti di musica Enka, baluginano verso la stradina.

Quando tutto tace, quando tutta la famiglia si è ritirata per il riposo nel proprio letto, anche queste flebili luci si spengono: l'anziana signora si concede un bollente bagno nella vasca prima di dirigersi, stanca ma soddisfatta, nella sua stanza. La prima a svegliarsi, l'ultima ad andare a dormire.

Così è stato, così è e, se i Kami lo vorranno, così sarà anche domani. E domani l'altro ancora.

 

Ho vissuto per un anno a due passi da questa stupenda favola moderna e oggi, passando vicino a quelle vie, mi sono chiesto se le cose fossero cambiate, da quasi due anni a questa parte, così sono passato.

Nulla è cambiato e ho voluto condividere questo dolce quadro con voi.